Dieci giorni dopo la storica sentenza della Corte di giustizia europea, che lo scorso 26 novembre ha stabilito che i contratti a tempo determinato riguardanti i docenti della Scuola italiana non possono essere ammessi superato un certo limite: i professori precari con oltre 36 mesi di insegnamento devono essere necessariamente assunti o risarciti. Dunque, la sentenza della Corte di giustizia europea mira a evitare che in futuro il lavoro dei docenti precari possa diventare la regola e non servire a tappare temporanee necessità di organico.

Venerdì 5 dicembre 2014 il Tribunale del lavoro di Torino, per la prima volta in Italia, ha recepito la sentenza della Corte di giustizia europea giudicando il caso di una docente di una scuola superiore che, dopo aver prestato servizio per 7 anni con contratti a tempo determinato, ha ottenuto il riconoscimento del risarcimento del danno.

La docente ha fatto causa allo Stato italiano ed ha ottenuto, quindi, il risarcimento pari a 15 mensilità dello stipendio attuale (all'incirca mille e cinquecento euro), per un totale di oltre 22.000 euro.

Lo stesso giudice, Daniela Paliaga, sulla base di una sentenza risalente al 2009 da lei stessa emessa, ha riconosciuto, inoltre, alla ricorrente il diritto a veder riconosciuti gli scatti di anzianità per il semplice fatto che, venendole rinnovato di anno in anno il contratto, era costretta a ripartire dal nulla senza poter accumulare i famosi "gradoni".

Al pari di quanto disposto dalla sentenza della Corte di giustizia europea, il giudice Paliaga non ha potuto decidere l'assunzione della docente precaria in quanto la legge italiana richiede il concorso per l'assunzione di ruolo.

La scuola italiana fa ampio ricorso di professori precari: i numeri parlano chiaro e indicano in circa 300 mila docenti precari il personale utilizzato con contratti a tempo determinato per oltre tre anni: la sentenza della Corte di giustizia europea ha ribaltato la situazione stabilendo che questa pratica non va bene. E, pertanto, è prevedibile che un'ondata di ricorsi ai tribunali italiani con lo Stato italiano che dovrà risarcire tutti coloro che ne faranno richiesta.