La Corte Costituzionale, con la sentenza emessa nei giorni scorsi sulla non ammissibilità del referendum abrogativo proposto dalla Lega, ha chiuso la possibilità di tornare al vecchio sistema pensionistico ante-Fornero. Questa decisione ha scatenato la rabbia del leader del Carroccio, Matteo Salvini, facendo svanire le aspettative dei lavoratori quota 96 ed esodati che vedevano nel referendum la possibilità di risolvere la propria problematica. A questo punto, quali potrebbero essere le nuove soluzioni pensionistiche?

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, negli ultimi giorni, è tornato su questo argomento specificando che il governo Renzi cercherà di mettere a punto un sistema di sostegno che possa agevolare quei lavoratori prossimi alla pensione che perdono il lavoro, rimanendo senza stipendio e senza pensione.

Intanto, nel prossimo decreto Milleproroghe, dovrebbe essere inserito un emendamento, proposto da Sel, che possa risolvere una volta per tutte la questione sui quota 96 del comparto scuola. Lo stesso partito vorrebbe far slittare al 31 dicembre 2016 la cosiddetta proroga dell'opzione donna, cioè la possibilità per le donne lavoratrici di andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti pensionistici ma utilizzando il metodo del sistema contributivo.

Nel frattempo, si è in attesa che il nuovo presidente dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Tito Boeri, incontri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, per parlare di modifiche da apportare alla riforma delle Pensioni attualmente in vigore.

Incontro che si spera avvenga quanto prima anche se l'attenzione, in questo momento, è focalizzata sull'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. In ogni caso, diverse sono le ipotesi sul tavolo del premier Matteo Renzi; le più probabili, però, sembrano essere quelle che portano al prepensionamento dei lavoratori senza però toccare i requisiti relativi all'età anagrafica e anni di contribuzione.

Stiamo parlando, per esempio, del cosiddetto prestito pensionistico che permette ai lavoratori di andare in pensione 2 o 3 anni prima del previsto con un prestito da parte dello Stato (circa 700 euro mensili) che i lavoratori dovranno restituire con mini rate al momento del raggiungimento dei requisiti pensionistici.