E' finalmente giunta la motivazione per cui la Corte Costituzionale, lo scorso 22 gennaio, ha dichiarato l'inammissibilità del referendum abrogativo proposto dalla Lega Nord, guidata dal leader Matteo Salvini, che mirava a cancellare la riforma Fornero: 'Quanto richiesto con il referendum, introducendo nuovi principi relativi a trattamenti previdenziali, costituirebbe una disposizione riguardante la finanziaria del 2011 e, quindi, non sottoponibile a referendum, secondo quanto stabilito dall'articolo 75 della Costituzione'. Questo quanto stabilito dall'organismo costituzionale.
La motivazione della Consulta ha scatenato reazioni da parte di diverse personalità sia politiche che sociali, come ad esempio quella di Ernesto Bettinelli, professore di diritto costituzionale all'università di Pavia 'La bocciatura era quasi scontata dato che l'eventuale svolgimento del referendum poteva portare ad effetti sul bilancio e la Legge di Stabilità'. Lo stesso Bettinelli ricorda, che più di vent'anni fa (1994), l'allora Corte Costituzionale disse no ad un referendum proposto da Rifondazione Comunista che voleva riformare il sistema previdenziale voluto da Giuliano Amato. L'oggetto del quesito referendario era praticamente analogo a quello attuale.
Ricordiamo che la riforma Fornero, attualmente in vigore e approvata nel 2011 dal governo Monti, è in grado di far risparmiare alle casse dello Stato circa 80 miliardi di euro nel decennio 2011-2021; un toccasana per i nostri conti pubblici in questo periodo di profonda crisi economica.
Però, questa legge ha determinato anche una grave crisi sociale. Molti lavoratori hanno visto allontanarsi la pensione fino a 7-8 anni rispetto a quanto avveniva prima, soprattutto a causa della cancellazione della pensione di anzianità. Inoltre, con l'attuale normativa si stabilì che, a partire dal 2012, la soglia della pensione di vecchiaia deve aumentare: da subito a 66 anni per gli uomini e 62 anni pe donne, per poi aumentare fino ad arrivare a 67 anni nel 2018 per tutti i lavoratori.