Si sta discutendo ormai da diversi giorni della possibilità di riformare il sistema previdenziale italiano allo scopo di renderlo più flessibile. La situazione sembra piuttosto confusionaria a causa delle diverse posizioni di forze sociali e politiche relativamente alle modifiche da apportare alla legge pensionistica. Vediamo, di seguito, quali sono le opinioni dei leader dei sindacati più importanti in Italia.

Annamaria Furlan, segretario generale del sindacato Cisl, è convinta che la sentenza della Corte Costituzionale sulla non ammissibilità del referendum proposto dalla Lega Nord, che mirava a cancellare la legge Fornero, rappresenta una spinta per il governo Renzi a modificare il sistema pensionistico italiano.

La Furlan specifica che: 'È necessario rivedere completamente l'impianto previdenziale allo scopo di risolvere i problemi scaturiti dalla cancellazione delle Pensioni di anzianità, rafforzare le tutele previdenziali nei confronti dei più giovani, dare pensioni più giuste ed adeguate e rilanciare la previdenza complementare'.

Maurizio Petruccioli, segretario confederale della Cisl, evidenzia che: 'La decisione della Consulta sulla non ammissibilità del referendum della Lega Nord diventa una possibilità per il governo Renzi di riaprire un confronto con le parti sociali al fine di modificare le pensioni in Italia'.  Anche la Cgil, guidata dal segretario Susanna Camusso, è convinta che il governo Renzi debba aprire un confronto con i sindacati, nel più breve tempo possibile, per definire quei cambiamenti che possano andar bene per tutti in modo da risolvere anche la questione esodati.

Carmelo Barbagallo, leader della Uil, è sulla stessa lunghezza d'onda di Annamaria Furlan: confronto con le parti sociali prima di prendere decisioni che potrebbero portare ad ulteriori spaccature tra sindacati e governo.

Alle proposte dei sindacati si aggiunge anche quella del responsabile nazionale di Italia dei Valori (IDV), Ignazio Messina: l'istituzione di una tassa che dovrebbe essere applicata a quei patrimoni che superano i 5 milioni di euro e tagli alle pensioni al di sopra dei 5mila euro mensili. Questo per risparmiare risorse da devolvere ad un'eventuale riforma pensionistica.