L'Istat ha pubblicato un volume dedicato allo studio dei comportamenti riproduttivi delle donne italiane, analizzati attraverso indagini campionarie effettuate su nascite e madri dal 2000 ad oggi. La fotografia scattata dall'Istituto di statistica, restituisce la conferma di un contesto sociale in cui le donne sono sempre più presenti sul mercato del lavoro, ma hanno al contempo forti difficoltà nel conciliare la vita privata con quella lavorativa, cosa che in molte di esse inibisce e frena la fecondità. La situazione si è fatta più complessa a partire dal 2008 con l'acuirsi della crisi economica, che nel corso degli ultimi anni ha generato maggiore disoccupazione, contrazione di servizi e welfare sociale e una difficoltà oggettiva per le donne con figli di rientrare competitive nel mercato del lavoro

La perdita del lavoro a seguito della maternità

La nascita di un bambino comporta necessariamente una riorganizzazione complessiva della vita di una donna ed è ancora molto diffuso in Italia il fenomeno dell'uscita delle donne dal mercato del lavoro in seguito ad una gravidanza.

L'indagine Istat evidenzia un rischio più elevato di perdere il lavoro per le donne che risiedono al Sud (33,9% contro il 16,3% del Nord-Ovest) e un aumento proporzionale al numero di figli (il 55,5% delle madri lascia il lavoro con la nascita del secondo bambino). Statisticamente, il rischio aumenta anche nelle famiglie in cui il partner non è occupato oppure ha una bassa professionalità.

In alcuni casi, la perdita del lavoro dipende da una precisa volontà della madre, in molti altri non nasce da una libera scelta. Tra le donne intervistate (dati relativi al 2012), il 52,5% dichiara di essersi licenziata o aver interrotto un'attività autonoma, ma ben il 25% dichiara di aver subito un licenziamento a seguito del periodo di gravidanza, il 3,6% di essere stata messa in mobilità.

La difficile conciliazione tra famiglia e lavoro

Anche su questo punto, l'indagine Istat aiuta a mettere le cose nero su bianco con numeri alla mano. Dai dati rilevati, appare evidente che nel 2012:

  • La conciliazione dei due ruoli risulta essere difficoltosa in generale per il 67,1% del totale delle donne intervistate.

  • Oltre il 40% delle donne che hanno continuato a lavorare dopo la nascita del figlio, dichiara di aver problemi nel conciliare l'attività professionale con gli impegni privati e familiari.

  • Il 13,5% delle donne che lavorano, risulta essere insoddisfatto del lavoro svolto, sia come mansioni che come retribuzione. Da notare che tale percentuale è più alta rispetto al 2005, quando si attestava al 6,9%.

A chi lasciare i figli

Altro annoso problema delle madri lavoratrici riguarda la figura a cui lasciare i propri figli durante le ore di assenza da casa.

La scelta, nel 51,4% dei casi ricade sui nonni, nel 37,8% sull'affidamento a un asilo nido, nel 4,2% su una baby sitter. Chi non manda i figli all'asilo nido, lo fa in genere per l'impossibilità di sostenere i costi elevati della retta o per la mancanza di posti all'interno delle strutture.