Sale drammaticamente il numero delle vittime nel Canale di Sicilia: secondo le testimonianze raccolte dall'Unchr tra i superstiti giunti a Lampedusa, sarebbero infatti 203 i migranti morti durante il tragitto in gommone sul Mar Mediterraneo. Questi numeri, che danno ancora una volta la misura di una silenziosa tragedia che si consuma quotidianamente al largo delle nostre coste, si aggiungono ai 29 migranti morti ieri per ipotermia durante le operazioni di salvataggio di un barcone con a bordo 105 persone. I sopravvissuti hanno affermato che erano tre i gommoni in mare.

A riportare le dichiarazioni dei migranti è Carlotta Sami (Unchr): "Su uno c'erano le 29 persone poi morte assiderate e 76 superstiti. Sugli altri 210 persone, di cui solo 9 tratte in salvo. Tutti originari del Mali e del Senegal".

A determinare l'ennesima tragedia, le difficili e precarie condizioni in cui viaggiano i migranti nelle "carrette del mare" unite al mare in burrasca, che sta rendendo difficoltosi i soccorsi e il recupero dei dispersi da parte della Guardia Costiera. Nonostante le condizioni meteorologiche proibitive di questo periodo, l'Unhcr rileva che "nel solo mese di gennaio 2015 sono stati registrati 3.528 arrivi in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel gennaio del 2014.

Sono 50 i morti registrati rispetto ai 12 dello stesso periodo dell'anno scorso".

Fermare le tragedie in mare

Ancora una volta si punta il dito contro le misure messe in campo dall'Italia e dall'Unione Europea per far fronte a tale drammatica situazione. Christopher Hein, direttore del Cir, Consiglio italiano per i rifugiati, rileva come siano insufficienti le forze messe in campo dall'Europa con Triton, sia perché i suoi mezzi di soccorso non arrivano più in acque internazionali, sia per una dotazione economica del tutto esigua a fronte della reale situazione.

Da un lato dunque, si chiede di potenziare il soccorso in mare rafforzando gli investimenti in tale direzione. Dall'altro, il direttore del Cir sottolinea come a ciò va affiancato necessariamente uno sforzo urgente della politica nazionale e comunitaria nel mettere in atto misure di ingresso protetto tale da dare un'alternativa concreta ai migranti rispetto all'unica che hanno ora, ovvero mettersi nelle mani dei trafficanti.

Anche l'Unhcr, nel raccogliere e riportare le testimonianze di questi giorni e fornire i numeri dei migranti giunti finora sulle nostre coste, si unisce all'appello di molte associazioni e della società civile, affinché l'Unione europea fornisca all'Italia un sostegno adeguato, tenendo conto che sempre di più il Mar Mediterraneo sta diventando un percorso importante per i rifugiati in fuga dai conflitti, come i cittadini siriani. "L'aiuto all'Italia garantito dall'operazione di Frontex denominata Triton e dall'EASO (l'ufficio di supporto per l'asilo a livello europeo) - afferma l'Unchr - non possono essere l'unica forma di solidarietà e di umanità che l'Europa è in grado di dimostrare".