Un correttivo si chiedeva e il correttivo è arrivato: da tempo il popolo dei lavoratori autonomi attendeva una riforma del Regime dei Minimi 2015 per le partite IVA e la riforma è stata servita, con i due emendamenti presentati al Milleproroghe da parte dei deputati Saltamartini e Sottanelli. I provvedimenti agiscono su due differenti aspetti connessi a partite IVA e lavoratori autonomi: la norma sull'incremento dei contributi per la gestione separata INPS da una parte e i requisiti di accesso al Regime dei Menimi 2015 dall'altra, con un dispositivo normativo che non varia di molto da quelle che erano le anticipazioni della vigilia.

Prima di esporre il contenuto dei due emendamenti è bene precisare che la Camera dovrà approvarli entrambi entro e non oltre il 3 marzo, anche se tutto lascia presagire ad un agevole via libera da parte del Parlamento. Di positivo c'è che per una volta il governo ha mantenuto fede alla parola data, con Poletti che in passato aveva parlato di norme sbagliate e Renzi ad aver addirittura sottolineato come le nuove statuizioni in tema partite IVA e Regime dei Minimi 2015 avessero costituito 'il più clamoroso autogol del governo Renzi'. Soddisfatto anche il sottosegretario all'Economia Zanetti, che si è detto sollevato per i provvedimenti presentati alla Camera per via del fatto che adesso 'i lavoratori avranno una scelta in più'.



Partite IVA e Regime dei Minimi 2015, tasse al 5% e Milleproroghe: torna il vecchio Regime ma solo a certe condizioni, due le scelte a disposizione

Il primo aspetto su cui agiscono i due emendamenti concerne le partite IVA e i contributi da dover versare per la fruizione della gestione separata INPS; la norma che prevedeva un incremento dal 27 al 33% è stata derogata, l'aliquota resterà al 27% per tutto il 2015 e poi crescerà gradualmente (28% nel 2016 e 29 nel 2017). Discorso diverso per partite IVA e Regime dei Minimi 2015: quest'ultimo rimane in vigore ma viene affiancato da altre due soluzioni a disposizione dei lavoratori autonomi, che potranno per tanto decidere se tornare a sfruttare o meno il precedente regime. La vecchia impostazione (aliquota al 5% e guadagni sino a 30mila euro) riguarda chi ha avviato la propria attività dal 2007 in poi e prevede l'accesso a chi non ha esercitato attività professionale nei tre anni antecedenti. Chi lo vorrà potrà infine optare per una terza via, scegliendo un Regime dei Minimi 2015 che lo porti a non varcare la soglia dei 30mila euro senza però alcun vincolo legato all'età (per il regime 2014 c'è infatti il limite dei 35 anni): l'aliquota in questo caso risulta chiaramente più elevata e si spinge sino al 20%.



A questo punto la palla passa alla Camera per l'approvazione definitiva, ma al di là di un superficiale entusiasmo c'è da rimanere increduli dinnanzi alla manovra portata avanti nel complesso dal governo Renzi. Il nuovo Regime dei Minimi 2015 per partite IVA era entrato in vigore da poco meno di due mesi e praticamente dal giorno dopo la sua ratifica lo stesso Renzi e il ministro Poletti hanno iniziato a parlare di errori e autogol. Qual è stato allora il senso di prevedere una norma così tanto punitiva nei confronti di una categoria, le partite IVA, già abbondantemente massacrata dall'esecutivo? Per certe categorie di autonomi le tutele, previdenziali e non, sono già ridotte all'osso, accanirsi appare l'ultima delle cose da fare. Dalle parti di Palazzo Chigi evidentemente la pensano diversamente. Seguiremo comunque i prossimi sviluppi, se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.