Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, in queste ore ha ribadito la volontà del governo Renzi di procedere alla riforma del sistema previdenziale allo scopo di migliorare la legge Fornero, approvata nel 2011, e soprattutto di creare quella flessibilità che consenta a quelle persone che sono rimaste senza lavoro di lasciare il lavoro in anticipo rispetto agli attuali requisiti normativi. Al momento, il governo non ha ancora deciso come vuole procedere, quale ipotesi adottare per raggiungere lo scopo. Dopo la data fissata per varare i decreti attuativi del Jobs Act (20 febbraio), il governo Renzi porrà la sua attenzione nel riformare il sistema previdenziale italiano.

Prima di quella data, però, non ci sarà alcuna novità. Vediamo, di seguito, quali sono le ipotesi principali sul tavolo del premier relative alla riforma pensionistica.

Opzione donna con metodo contributivo

È ancora da decidere se l'opzione, valida per le donne lavoratrici con il conteggio dell'assegno pensionistico calcolato con il metodo contributivo, sarà prorogata al 31 dicembre 2015, mentre ci sono già proposte per prorogare ulteriormente questa possibilità fino al dicembre 2016. Al momento il requisito che dovrebbe essere raggiunto dalle donne lavoratrici per andare in pensione è un'età anagrafica di 57 anni e 3 mesi.

Uscita a Quota 100

Questa ipotesi permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento della quota 100, data dalla somma tra età anagrafica e anni di contribuzione con un'anzianità contributiva e anagrafica minima, rispettivamente di 35 anni e 60 anni.

Solo per opportuna informazione, in caso di applicazione di questa ipotesi il costo previsto per le casse dello Stato sarà di 2,5 miliardi di euro nel 2015 fino a raggiungere 11,4 milioni di euro nel 2030.

Prestito previdenziale

Questo progetto nasce grazie all'ex ministro Enrico Giovannini. Questa ipotesi darebbe al lavoratore prossimo alla pensione (2 o 3 anni prima rispetto agli attuali requisiti pensionistici) la possibilità di percepire un assegno pensionistico (circa 700/800 euro al mese) in attesa di raggiungere i requisiti richiesti.

Una volta raggiunta la pensione vera e propria, il lavoratore dovrà restituire la somma prestata dallo Stato in piccole rate mensili decurtate dall'assegno pensionistico.

Metodo contributivo per tutti

Un'altra ipotesi è quella di applicare il metodo contributivo per tutti i lavoratori. In questa maniera il lavoratore andrà in pensione prima di quanto previsto, però con un sistema che, a lungo andare, sarà più conveniente per le casse dello Stato e meno per il lavoratore stesso. In questo caso, l'Unione Europea potrebbe accettare di buon grado la variante all'attuale normativa in vigore.