Se il premier-segretario e i suoi non l'avessero ancora capito dopo le polemiche di questi giorni e la lettera di Gianni Cuperlo, a ribadire la posizione della minoranza del Pd su Jobs act e riforma Pensioni 2015 ci pensa oggi il presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano. "L'unità del Pd - ha spiegato in una nota stampa l'ex ministro del Governo Prodi rivolgendosi ai renziani - non è acquisita a priori". Se Cuperlo ha spiegato che sulla riforma pensioni l'esecutivo non ascolta le proposte della minoranza dem e anzi fa tutt'altro, fino al punto da far dire a Pierluigi Bersani che il "Jobs act è incostituzionale", Damiano spiega che l'unità del Pd sulle riforme - non solo su lavoro e pensioni, ma anche su scuola, pubblica amministrazione, costituzione e legge elettorale - "va costruita e coltivata con la logica del confronto e del compromesso".
Riforma lavoro e pensioni 2015, nuova 'guerra' nel Pd di Renzi
Non fa sconti la minoranza del Partito democratico che - dopo qualche giorno di tregua per l'elezione del nuovo Capo dello Stato Sergio Mattarella e dopo una flebile mediazione sul primo decreto attuativo della legge delega sul lavoro su cui comunque non sono mancate polemiche - riaccende lo scontro interno con i renziani. Se l'unità del partito non viene costruita poi "non ci si deve stupire - ha affermato oggi Damiano - se si creano le correnti, perché vuol dire - ha aggiunto - che non si ascoltano le idee e le proposte". Il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio ha ancora l'amaro in bocca perché il Governo Renzi non ha tenuto conto dei pareri espressi dalle commissioni parlamentari di Camera e Senato sui decreti attuativi del Jobs act sulle nuove norme per i licenziamenti individuali e collettivi.
Una situazione che "evidenzia la necessità - secondo Damiano - di praticare maggiormente, da parte dell'esecutivo, la politica dell'ascolto e del dialogo con il Parlamento".
Damiano al Governo: ecco 3 proposte per la pensione anticipata
Lo stesso vale per le mancate risposte e le "promesse bluff" sulle modifiche alla riforma pensioni Fornero per l'introduzione di nuovi criteri di flessibilità in uscita dal lavoro.
La minoranza Pd - rappresentata a vario titolo da Bersani, Cuperlo e Civati - sostiene le proposte Damiano, tre diverse soluzioni per il pensionamento in anticipo finora rimaste inascoltate da Palazzo Chigi e dai vertici del Nazareno, che ormai sembrano tutt'uno con la Leopolda di Firenze, con i vari Boschi, Madia e Poletti a primeggiare.
Una proposta prevede la possibilità di concludere il lavoro all'età di 62 anni ma con 35 anni di contributi e l'8% di penalizzazione sulla pensioni; un'altra proposta prevede la pensione anticipata per uomini e donne che abbiano versato 41 anni di contributi a prescindere dalla loro età; l'altra proposta alternative a quella chiamata Quota 100 data dalla somma dell'età anagrafica e di quella contributiva. Damiano è ottimista per la "spinta" che arriva da Cgil, Cisl e Uil che sulle modifiche alla riforma pensioni Fornero hanno ritrovato l'unità sindacale e hanno scritto una lettera al ministro del Lavoro per sollecitargli un incontro. Per l'ex sindacalista della Cgil e la minoranza del Pd è essenziale che il Governo Renzi riapra "il capitolo previdenza" ed è grave che finora lo abbia "incomprensibilmente trascurato".