Una delle poche novità in materia di riforma pensioni per il 2015 contenute nella legge n. 190 del 2015, la cosiddetta legge di stabilità, è rappresentata dallo stop alle penalizzazioni per la pensione anticipata con decorrenza a partire dal 1 gennaio 2015 e fino al 31 dicembre 2017, come limite massimo per il raggiungimento dei requisiti contributivi. Riguardo questa norma è intervenuta l'onorevole Maria Luisa Gnecchi del PD sostenendo che tale provvedimento crea una evidente disparità di trattamento nei confronti di coloro che hanno fatto richiesta per la pensione entro il 31 dicembre 2014.

Il pericolo, secondo la parlamentare, è che si aprano nuovi contenziosi giudiziari. Ma quali sono le motivazioni?

Riforma pensioni 2015, scontro governo Renzi e PD: il meccanismo delle penalizzazioni per la pensione anticipata

La riforma Pensioni Monti-Fornero ha istituito la cosiddetta pensione anticipata e ha inserito il meccanismo delle penalizzazioni per tutti coloro che decidono di uscire dal mercato del lavoro anticipatamente rispetto all'età prevista dalla legge. Il lavoratore che decide di richiedere la pensione anticipata a un'età inferiore ai 62 anni va incontro alla riduzione dell'assegno pensionistico dell'1% per ognuno dei due anni mancanti al raggiungimento dei 62 anni, e poi del 2% per ogni anno mancante al raggiungimento dei 60 anni.

tale forma di penalizzazione non si applica all'intero trattamento previdenziale ma soltanto alla quota retributiva maturata sino alla data del 31 dicembre 2011, in parole povere per le pensioni calcolate interamente con il sistema retributivo le penalizzazioni non si applicano.

Riforma pensioni 2015, scontro governo Renzi e PD: ecco perché la pensione anticipata è un beffa

Come già accennato, la norma della legge di stabilità che cancella le penalizzazioni per la pensione anticipata richiesta tra il 1 gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 rischia di essere un boomerang per il governo Renzi e di riflesso potrebbe riaprire anche lo scontro all'interno del PD.

L'onorevole Gnecchi, infatti, sostiene che la norma va cambiata e resa retroattiva: i trattamenti pensionistici liquidati fino al 31 dicembre 2014 saranno soggetti alle penalizzazioni, mentre quelli a partire dal 1 gennaio non le subiranno. In parole semplici, un lavoratore che ha fatto la richiesta della pensione il 1 dicembre 2014 avrà un trattamento differente e penalizzato rispetto a un lavoratore che l'abbia fatta il 1 gennaio 2015: se questo lavoratore ha 58 anni subirà un taglio perpetuo e definitivo del 6% mentre un suo collega alla medesima età ma andato in pensione il mese successivo non l'avrà. La Gnecchi chiede, dunque, un provvedimento che elimini tale disparità anche per evitare eventuali contenziosi giudiziari.

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