Tito Boeri si candida a diventare uno degli artefici della riforma pensioni del governo Renzi e ha già avviato uno studio comparativo in vista della definizione di uno strumento previdenziale che stabilisca un reddito minimo per tutti coloro che si trovano a perdere involontariamente il lavoro in un'età compresa tra i 55 e i 65 anni. Si tratta, in definitiva, di pensare uno strumento che impedisca la "nascita" di nuovi esodati e che renda più sostenibile l'intero sistema previdenziale. La proposta dovrebbe essere pronta già per giugno 2015 ed è probabile che se ne discuta proprio in estate, salvo cambiamenti dell'ultimo momento.
Riforma pensioni, governo Renzi: la ricetta di Boeri e il taglio agli assegni
La ricetta Boeri per il governo Renzi sulla questione di una riforma delle Pensioni strutturale per il 2015 consiste essenzialmente di due punti. Il primo, come già accennato, riguarda l'introduzione di un nuovo ammortizzatore sociale che permetta di tutelare tutti coloro che perdono il lavoro nell'età più difficile, quella tra i 55 e i 65 anni, sulla base, però, del reddito ISEE. Si tratterebbe di uno strumento simile all'Asdi, la forma di sostegno al reddito istituito dai decreti legislativi del Jobs Act. La questione riguarda, come sempre, il reperimento della copertura finanziaria. E qui si giunge al secondo punto della proposta di Boeri.
Secondo il neo presidente dell'Inps, la soluzione sarebbe il prelievo sulle pensioni più alte (l'annosa questione delle "pensioni d'oro), una sorta di contributo di solidarietà che permetterebbe di "racimolare" circa 1,5 miliardi di euro, cifra che permetterebbe la copertura economica per il provvedimento. Come ha sostenuto lo stesso Tito Boeri, non è mai "bello" intervenire con una politica di tagli agli assegni, ma il sistema previdenziale italiano necessita di questo tipo di operazioni per la sua razionalizzazione.
Riforma pensioni, governo Renzi: flessibilità in uscita, news al 25 marzo
Intanto, sempre sul fronte della riforma pensioni, il governo Renzi dovrà valutare le proposte che stanno maturando all'interno della Commissione Lavoro alla Camera. Al centro delle discussioni, c'è il ddl Damiano che prevede un'uscita anticipata dal mondo del lavoro di 4 anni rispetto a quella che è al momento la soglia, tramite un sistema di penalizzazioni del 2% annuo sull'importo dell'assegno.
La proposta, però, deve andare incontro non soltanto al giudizio dell'esecutivo - e Renzi non è sembrato molto convinto del provvedimento - ma anche e soprattutto di Bruxelles, che potrebbe ritenere inammissibile una riforma del sistema previdenziale di questo tipo. Damiano è poi intervenuto anche sulla ricetta Boeri e sull'idea del taglio agli assegni già liquidati: si rischierebbe di colpire i soliti noti e di creare nuovamente un modello di previdenza "ingiusto" dal punto di vista della sostenibilità sociale.
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