Prosegue lo status quo di grande fermento riferito al dibattito previdenziale. Nella giornata di ieri si è tenuto presso la Camera dei Deputati il consueto question time con protagonisti Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, e Giuliano Poletti, ministro del lavoro e delle politiche sociali. Damiano ha in particolare presentato un'interrogazione al governo ribadendo la necessità di introdurre un criterio di flessibilità in uscita - una strada che si rivelerebbe vitale in ottica pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti - e sottolineando alcune delle proposte in questo momento al vaglio della Commissione da lui presieduta.

Il ministro da par suo ha evidenziato che il governo sta già lavorando fianco a fianco con l'INPS il quale sta già effettuando le prime simulazioni. I segnali insomma paiono positivi, con il cosiddetto super ddl che presto potrebbe vedere la luce dell'approvazione. La Quota 41 contenuta in uno dei ddl presentati dal PD si avvicina dunque sempre di più anche e soprattutto perché Damiano ha già pronte le coperture economiche: per l'ex ministro il governo dovrà infatti riutilizzare parte dei risparmi che nel prossimo 40ennio verranno maturati grazie alla Legge Fornero, una cifra che la Ragioneria di Stato ha fissato in oltre 300 miliardi di euro.



Pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, Damiano e Poletti: si avvicina Quota 41 - Niente tagli agli assegni al di sopra dei 2mila euro

Il question time andato in scena ieri alla Camera non ha espressamente toccato i temi connessi a pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti, due vertenze che sono state interessate dal dibattito solo indirettamente. A far ben sperare le due categorie la volontà, espressa ieri nell'Aula di Palazzo Chigi, di introdurre nuove forme di flessibilità in uscita e di prevedere nuovi meccanismi di accesso al pensionamento che risultino meno stringenti. Damiano ha in particolare fatto riferimento all'introduzione di una norma che fissi il prepensionamento a quota 62 anni di età purchè si siano raggiunti almeno i 35 anni di contributi, ma è ben noto a tutti come i lavoratori precoci vorrebbero avere a disposizione degli strumenti di accesso che non risultino subordinati alla fissazione di un criterio anagrafico. Da questo punto di vista l'unica concreta proposta presentata a margine del dibattimento in Commissione Lavoro conduce alla Quota 41, misura che se venisse approvata potrebbe portare tutte le categorie lavorative all'accesso al pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica di riferimento.



Restando sempre alla riforma della previdenza ma esulando per un istante dai soli casi pensioni lavoratori precoci e lavori usuranti va poi evidenziato come il ministro Poletti abbia categoricamente detto no all'ipotesi di tagliare gli assegni al di sopra dei 2mila euro: 'Il governo ha espresso chiaramente l'intenzione di non voler procedere in questa direzione' ha chiosato Poletti spegnendo ogni possibile polemica sul nascere. In ottica lavoratori precoci rilevano poi le dichiarazioni rilasciate dal commissario per la spending review Yoram Gutgeld, che si è detto disposto ad appoggiare il piano Boeri per quel che concerne la possibilità di prevedere pensionamenti anticipati a fronte però di assegni leggermente più ridotti. No dunque a tagli lineari delle liquidazioni ma si a piccoli livellamenti che consentano però ai lavoratori di abbandonare prima l'impiego: sembra questa la strada scelta dell'esecutivo, con quali esiti è ancora presto per dirlo. Se desiderate rimanere aggiornati sui prossimi sviluppi vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.