Prosegue senza soluzione di continuità il dibattito in merito a pensioni lavoratori precoci e previdenza. A tenere ancora banco è la cosiddetta Quota 41, ovvero la possibilità di uscire dall'impiego una volta maturati i 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica di riferimento. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro e primo firmatario della proposta contenuta nell'ultimo ddl presentato dal PD, ha già sottolineato come la misura sia stata studiata 'appositamente per i lavoratori precoci' che hanno bisogno di fruire di requisiti sganciati dal raggiungimento di una certa soglia anagrafica per via di un percorso professionale avviato molto prima di altri colleghi.

E mentre Damiano continua a spingere, il ministro del lavoro Giuliano Poletti e il premier Renzi proseguono in una politica che a questo punto potremmo definire 'del disinteresse'. Il responsabile del Welfare non è mai concretamente intervenuto sulla proposta, il premier non ha mai tenuto in debita considerazione l'intera vertenza, con la conseguenza che quella dei precoci sta diventando una battaglia 'solitaria' condotta da pochissimi esponenti politici.

Manovra pensioni lavoratori precoci: Damiano pressa il ministro del lavoro su Quota 41 e traccia la via, il Presidente del Consiglio non considera la vicenda - Commissione Lavoro decisiva

Come sottolineato in apertura, parlando di pensioni lavoratori precoci e Quota 41 non possiamo non evidenziare il combinato disposto delle dichiarazioni rilasciate da Cesare Damiano, che parlando della vertenza è parso piuttosto chiaro sul da farsi: 'Un'uscita a 41 anni di contributi ci sembra una proposta equilibrata considerando che prima della Legge Fornero si usciva sì con 40 anni di contributi ma bisognava mettere in conto un'attesa di dodici mesi per accedere al vitalizio […] Resta ferma la volontà di rivedere le soglie contributive e di abbassarle a 41 anni di contributi […] E' una misura particolarmente importante per i lavoratori precoci che la riforma Fornero non ha tenuto in debita considerazione'. E non solo lei verrebbe da aggiungere, dato che anche Poletti e Renzi continuano a non mostrare il minino interesse. Certo non si tratta di una novità, tutt'altro: è l'ennesima conferma di come la riforma della previdenza arriverà tramite il lavoro condotto dal Parlamento e non certo per merito di una volontà politica che il governo Renzi ha già abbondantemente mostrato di non avere.



Quante sono le probabilità che il caso pensioni lavoratori precoci venga risolto dall'entrata in vigore della Quota 41? Al momento appare difficile avanzare delle previsioni al riguardo. Il problema principale sembra focalizzato sulle risorse economiche, ora più che mai dopo l'ufficializzazione della decisione stante la quale non si attingerà al tesoretto ricavato dal DEF. Nelle scorse settimane si è tornato a parlare di taglio alle Pensioni d'oro per finanziare nuovi provvedimenti ma la misura è stata accantonata data la proposta del presidente INPS Tito Boeri di includere nella manovra anche gli assegni da 2000 euro in su che d'oro non sono. E' comunque bene ricordare come il governo Renzi debba guardarsi anche dai diktat esterni imposti dall'UE che pretende il rispetto dei vincoli di bilancio. L'impressione è che se si trovassero le risorse economiche la misura potrebbe andare in porto. Se desiderate rimanere aggiornati sui prossimi sviluppi vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.