La pensione quota 100 tanto amata dai lavoratori prima di venir depositata alla Camera, ora non convince più: secondo i precoci, il ddl 2945 ha del paradossale, in quanto ha posto dei limiti anagrafici che impediscono la 'vera' flessibilità. Ecco di seguito i dettagli del ddl 2945 e le motivazioni dei lavoratori che attendono la quota 41 quale unica e possibile via di fuga.

Quota 100, il ddl 2945 delude i precoci: si spera nella quota 41 come via di fuga?

Come abbiamo anticipato, la proposta quota 100, così come depositata alla Camera a firma Gnecchi-Damiano, delude i precoci, che confidavano di poter accedere alla pensione anticipata sommando 'liberamente' età anagrafica e contributiva per raggiungere la suddetta soglia.

Il ddl 2945 conserva di base la necessità di perfezionare la quota 100 come unione tra età e contributi versati, ma pone dei limiti: occorrono almeno 62 anni d'età e 35 anni di contributi versati. La polemica nasce dal fatto che per un precoce la situazione non migliore, chi è andato a lavorare molto giovane risulta paradossalmente tagliato fuori dal ddl.

Infatti a conti fatti per poter usufruire della pensione quota 100 occorrono almeno 62 anni d'età e 38 di contributi versati, restano esclusi coloro che hanno 60 anni d'età e 40 di contributi che per soddisfare i requisiti insiti nel ddl 2945 dovranno ancora lavorare altri due anni. Per non parlare di coloro che hanno alle spalle ben 42 anni di contributi ma solo 58 anni d'età, che 'ovviamente' non possono accedere alla pensione perché considerati troppo giovani.

Oltre alla Quota 100, quali alternative restano dunque per i lavoratori precoci?

Al momento attuale la misura che potrebbe incarnare maggiormente lo spirito di flessibilità richiesto a gran voce dai lavoratori, specie da quelli precoci, è la quota 41. La misura consentirebbe infatti, indipendentemente dall'età anagrafica, di poter accedere alla quiescenza piena una volta versati 41 anni di contributi.

Secondo Damiano i 41 anni di contributi sono una richiesta equa, prima della legge Fornero ne servivano 40, ma occorrevano almeno 12 mesi per poter accedere al vitalizio. Oggi sono richiesti 41 anni e 6 mesi per le donne, che dal 2016 diventeranno 41 e 10 mesi, e 42 anni e 6 mesi per gli uomini. Stando ai commenti lasciati sotto ai nostri articoli ciò che unisce i lavoratori precoci e non è comunque la richiesta nei confronti del Governo Renzi di dare al più presto delle risposte a quanti attendono da tempo misure concrete, l'esecutivo riuscirà a prendere una posizione?