Resta molto acceso il dibattito sul tema della flessibilizzazione nell'accesso alla pensione: nel corso degli ultimi tre anni si sono moltiplicate le posizioni di difficoltà individuale o familiare a causa delle decisioni prese nel 2011, quando l'esecutivo allora in carica ha deciso di innalzare l'asticella dei requisiti utili per la quiescenza sia dal punto di vista anagrafico che contributivo. Il provvedimento ha salvaguardato il debito pubblico italiano e reso il nostro istituto previdenziale tra i più sostenibili in Europa, ma al prezzo di grossi sacrifici da parte dei lavoratori.

Sono infatti tante le posizioni problematiche che sono sorte in seguito all'attuazione della legge Fornero: si pensi ad esempio agli esodati che avevano siglato degli appositi accordi di prepensionamento con il proprio datore di lavoro e che si sono trovati spiazzati dai nuovi requisiti. Oppure ai precoci, ai quota 96 della scuola e ai disoccupati in età avanzata. Ma più in generale è l'allungamento dell'età pensionabile a preoccupare maggiormente i lavoratori, visto che l'idea di lavorare fino a 70 anni di età non genera solo problemi nei diretti interessati, ma provoca un problema anche a livello di staffetta generazionale.

Riforma pensioni e Quota 100: lavoratori chiedono pensione flessibile con sistema delle quote, ma prevalgono le ipotesi contributive

Proprio i giovani sembrano essere le altre vittime sacrificali della nuova rigidità previdenziale. Questo perché le persone costrette a mantenersi sul lavoro in avanzata di fatto fanno venire a mancare l'inserimento lavorativo ai giovani, che potrebbero sostituirli.

Stante al situazione, la soluzione che sembra essere maggiormente apprezzata dalla maggior parte dei lavoratori sarebbe la realizzazione di una forma di pensione anticipata basata sul sistema delle quote, con la Quota 100 in cima ai desideri dei pensionandi. Si tratta di un'ipotesi molto discussa in Parlamento ed in particolare dalla Commissione lavoro alla Camera, che però si è dovuta scontrare contro le esigenze di tutela del debito pubblico da parte dei tecnici.

Vista l'impraticabilità, i tecnici si starebbero orientando su ipotesi differenti: a partire dalla quota 97 con sbarramento a 62 anni di età (più 35 di versamenti), fino al requisito anagrafico puro a partire dai 41 anni di età. All'Inps invece si starebbero studiando delle possibili uscite anticipate legate al ricalcolo con il sistema contributivo puro, dedicate a coloro che sono bloccati a pochi anni dal pensionamento. Mentre per chi vive situazioni di disagio intorno ai 55 anni di età, si pensa ad un reddito minimo basato sull'Isee familiare. Volete restare aggiornati sulle ultime novità in tema di flessibilità previdenziale? In questo caso vi ricordiamo di utilizzare il comodo pulsante "segui" che trovate in alto, sopra al titolo dell'articolo.