"Le misure vanno prese tenendo conto della progressività e della temporalità" spiega il Ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, specificando che sarà necessario individuare un "criterio di gradualità, ma allo stesso tempo che occorre mantenere sostanzialmente intatta la struttura del Def". È un gioco di equilibrismo quello a cui è chiamato il Governo, visto che i richiami dell'Unione Europea hanno già messo in chiaro come ogni nuova misura non dovrà intaccare in nessun modo il limite del vincolo tra deficit e Pil al 3%.

E qui si chiarisce il freno a cui andrà necessariamente incontro ogni possibile azione intrapresa dall'esecutivo, perché i costi stimati per poter rimborsare l'intera platea di pensionati farebbe sicuramente lievitare i conti oltre i parametri stabiliti nei trattati internazionali. "La Commissione europea ci sta osservando attentamente" conclude Padoan in un'intervista che ha rilasciato per il Messaggero, facendo intendere che i margini di manovra restano comunque piuttosto ristretti. Al momento lo spazio di margine consentito è di circa 8 miliardi di euro, mentre per effettuare il rimborso all'intera platea sarebbe necessario impiegare il doppio delle risorse; se si scegliesse questa strada, diventerebbe inevitabile applicare anche dei correttivi (come ad esempio il già ventilato aumento dell'Iva, previsto nelle clausole di salvaguardia), una strada che il Governo Renzi ha già spiegato di non voler seguire.

Corte costituzionale e adeguamento Inps: ultime novità sulle soluzioni allo studio del Mef

Stante la situazione, la quadra per cercare di risolvere il rebus delle mancate rivalutazioni potrebbe essere trovata attraverso una rimodulazione del criterio di esclusione, alzandolo dall'attuale moltiplicatore di tre volte la minima fino a sei o sette volte la pensione sociale. In questo modo si potrebbe assolvere contemporaneamente alla sentenza della Corte e all'esigenza di mantenere in ordine i conti pubblici; ma ovviamente non tutti i pensionati sembrano essere d'accordo con questa soluzione. Tanto che c'è già chi si dice pronto ad avviare una class action, mentre la Consulta negli scorsi giorni ha chiarito che la sentenza sarebbe da intendersi "auto applicativa", pertanto i pensionati dovrebbero ricevere il dovuto senza fare necessariamente ricorso all'Inps.

Al contempo però i giudici della Corte Costituzionale hanno anche avvallato la possibilità del Governo di definire l'iter di rimborso attraverso un'apposita legge: insomma, resta tutt'altro che chiarito quale sarà l'esito finale delle vicenda. L'unica consolazione è che per scoprirlo non bisognerà attendere molto, visto che il Mef ha intenzione di chiarire ogni dettaglio entro l'inizio del prossimo giugno.

Restiamo a disposizione per pubblicare i vostri commenti sulle ultime dichiarazioni riguardanti la decisione della Consulta, mentre per ricevere i prossimi aggiornamenti relativi al campo della previdenza vi ricordiamo di cliccare sul comodo pulsante "segui" che trovate in alto, sopra al titolo dell'articolo.