Sembra ormai definitivamente tramontata la possibilità di ricavare un "tesoretto" nel Documento di programmazione economica e finanziaria (DEF), un'opzione che aveva alimentato le speranze dei lavoratori disagiati e di coloro che vedevano avvicinarsi le possibilità di importanti aperture di welfare. Il riferimento è ovviamente all'irrigidimento avvenuto nei requisiti di accesso al pensionamento dal punto di vista anagrafico e contributivo, verificatosi nel 2011 con l'approvazione della legge Fornero. L'ultimo colpo di scena in ordine di tempo arriva dal Corriere della Sera, che nella giornata di ieri ha pubblicato un articolo intitolato "sentenza Pensioni, addio tesoretto", con il quale sottolinea come l'esecutivo avrebbe ormai definitivamente rinunciato ad ottenere un avanzo di bilancio, ed anzi sarebbe al lavoro per riuscire a trovare la quadra rispetto alla necessità di dare seguito alla decisione della Consulta.

Ma la notizia appare evidentemente preoccupante anche per tutti coloro che aspettano ormai da lungo tempo di veder realizzare una misura di pensionamento anticipato, perché il provvedimento potrebbe arrivare a costare nei casi di maggiore flessibilità oltre 10 miliardi di euro (si pensi, ad esempio all'uscita flessibile con Quota 100).

Decisione consulta e provvedimenti allo studio: esecutivo potrebbe rateizzare la restituzione delle rivalutazioni

Stante la situazione, l'esecutivo starebbe cercando di correre ai ripari, prima di tutto istituendo un tetto massimo per la restituzione delle rivalutazioni Istat. Si ipotizza infatti di creare dei vari scaglioni, con una soglia massima corrispondente a 6 o 7 volte l'importo della pensione sociale (si parla cioè di un limite fissato attorno alle 3.500 € - 4.000 €).

Altre ipotesi potrebbero prevedere una restituzione a rate dell'importo, mentre c'è addirittura chi ipotizza che il rimborso potrebbe avvenire sotto forma di Bot, in modo tale da lasciare invariato il rapporto deficit  / Pil (mentre salirebbe il debito pubblico). Dal Parlamento il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano chiede al Governo di istituire un tavolo di discussione con le parti sociali e gli altri rappresentanti della politica: l'idea dell'ex Ministro del lavoro è di approfittare dell'occasione per poter ridiscutere non solo il tema delle rivalutazioni, ma l'intero dispositivo della legge Fornero.

Resta il fatto che secondo gli ultimi calcoli le risorse a disposizione dell'esecutivo producono una linea rossa per l'impiego di risorse superiori agli 8 miliardi di euro: oltre tale cifra si mette a rischio il rispetto dei criteri di bilancio monitorati da Bruxelles.

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