La riforma sulla regolamentazione delle pensioni in Italia nell'ultimo periodo sta subendo un drastico cambiamento. L'opinione pubblica ha acceso i riflettori sull'argomento e dalle stanze del Parlamento in tanti si stanno rincorrendo cercando una soluzione al problema. Sono tante le opzioni che in queste settimane si fanno avanti e ad incrementare l'attenzione mediatica sull'argomento è stata la decisione della consulta di rimette in mano al Governo Renzi il compito di emettere i rimborsi delle indicizzazioni negate dalla riforma Fornero. In questo articolo vi parleremo di ddl depositato dai deputati Ciprini-Tripiedi del Movimento 5 Stelle sull'applicazione di particolari benefici contributivi per le donne.

Quella presentata dai deputati del Movimento 5 Stelle è una proposta di estensione dei benefici prescritti dall'Opzione Donna. L'Opzione Donna prevede la possibilità di andare in pensione anticipatamente ed è valida fino al 31 dicembre 2015, all'interno del ddl da poco depositato si richiede di estendere questa opportunità fino al 31 dicembre del 2018. I firmatari del ddl richiedono di porre particolare attenzione sulla figura universale della maternità e della cura della famiglia in quest'ottica si richiede l'assegnazione di una serie di contributi figurativi per la maternità che permettano alle donne lavoratrici che decidono di avere un figlio di mantenere invariato la propria posizione contributiva.

Si richiede in più l'estensione dei diritti anche a coloro che risultano al fisco come lavoratori autonomi. Uno dei punti focale del ddl è il riconoscimento della figura family cargiver, colo che si occupano di parenti affetti da disabilità 24 ore al giorno, secondo i firmatari fino a questo momento tenuto poco in considerazione dalla legge italiana.

Per la richiesta di accesso alle modalità di gestione prevede all'interno del ddl la creazione di un apposito modello da presentare presso l'Ente di previdenza sociale.

Alcuni dati arrivano in queste ore sulla condizione pensionistica delle donne che riscuoterebbero percepire in Italia delle Pensioni del 30% inferiori rispetto a quelle dell'altro sesso. I dati sono stati forniti dal Cnel, il Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro.