La moglie di Renzi, Agnese, è una delle poche insegnanti precarie fedeli alla riforma della Buona Scuola voluta dal Premier. La dimostrazione era arrivata già in occasione dello sciopero generale svoltosi il 5 maggio scorso: Agnese Renzi era entrata regolarmente nella Scuola dove presta servizio con incarico annuale come docente di Lettere (Italiano e Storia), al Liceo Scientifico Balducci di Pontassieve, in provincia di Firenze. Allora, all'uscita dall'orario di lezione disse ai giornalisti che l'attendevano che "era andata benissimo". Nel suo istituto erano presenti 14 docenti su 80 in organico, mentre del personale Amministrativo, tecnico ed ausiliario erano in 10 su 22.

La scuola della "First lady" è, dunque, una roccaforte dell'opposizione al Disegno di legge sulla Buona scuola: è un servizio del quotidiano "Repubblica" di sabato 16 maggio 2015 a svelare i retroscena di quella che può essere definita come l'Italia in miniatura del dissenso alla scuola pensata dal Premier Renzi.

E per lei che sta provando anche a "spiegare le ragioni della riforma della scuola", come ha fatto qualche giorno fa il marito Renzi con tanto di lavagna, non deve essere facile convivere con colleghi ostili al cambiamento. Agnese Renzi è intervenuta a favore della riforma nell'assemblea sindacale, ma la minaccia del blocco degli scrutini è tutt'altro che svanita.

Riforma Scuola Renzi, ecco i punti più contestati dai docenti: valutazione ed assunzioni

"All'inizio la riforma non mi sembrava nemmeno così male, con il piano delle assunzioni e il preside manager - sostiene Elisabetta Vatteroni, insegnante di Inglese - Ma sono del tutto delusa dal tentativo di finanziare la scuola privata.

La scuola pubblica deve essere la prima".

C'è, invece, chi contesta la valutazione degli insegnanti. "Non si può pensare di valutare con il minimo dei costi possibili, si formino allora dei valutatori. Ma il Governo rifiuta il dialogo e non possiamo far valere le nostre ragioni", afferma Gabriella Torano, docente di Italiano e Latino.

"Non si tratta di misurare dei pezzi come al tornio, c'è il rischio che il preside valuti per simpatie", sostiene un insegnante rimasto anonimo.

La valutazione, insomma, è uno dei punti più contestati dai docenti. Per molti, i presidi non hanno una specifica preparazione a fare ciò, anche se poi gli interrogativi vanno sulle assunzioni del 1° settembre. Poche le centomila previste dal Governo, ma soprattutto in tanti non hanno ancora capito come saranno reclutati i precari.