Più si avvicina la fatidica data del 5 maggio, più l'urlo del personale della Scuola che inneggia al ritiro del ddl Renzi si fa assordante. Abbiamo parlato, nei giorni scorsi, del timore del Presidente del Consiglio che la manifestazione di martedì prossimo assuma proporzioni gigantesche, tali da chiedere la fiducia al Parlamento. Del resto, per l'ex sindaco di Firenze, non sarebbe una novità: abbiamo già visto questo 'film' altre volte e non ci stupirebbe affatto rivederlo anche per la sua 'Buona Scuola'.
Del resto, il premier è pienamente convinto di tenere il coltello dalla parte del manico.
Prendendo a prestito il famoso slogan 'tormentone' di qualche anno fa che pubblicizzava un noto aperitivo, Renzi ha chiaramente lasciato intendere: 'No riforma, no assunzioni...'
Renzi punta tutto sul 'bisogno' delle assunzioni
Le parole dell'onorevole Malpezzi, componente della Commissione Cultura alla Camera, non hanno bisogno di essere commentate, perchè già si commentano da sole: la parlamentare pieddina ha dichiarato a 'Repubblica' che il piano delle immissioni in ruolo è strettamente collegato alla realizzazione dell'autonomia scolastica prevista dalla Buona Scuola. Se dovesse saltare il progetto dell'autonomia, saltano anche le 100.000 assunzioni (o poco più) e i precari si dovranno accontentare del solito, misero turn over.
Vale a dire: 'Scioperate, scioperate pure, a settembre niente cattedra'. Forse, però, il Presidente del Consiglio non si rende conto che l'esercito dei precari non intende sottostare a quello che a tutti gli effetti si può chiamare 'ricatto istituzionale'.
Questo sarebbe il messaggio rivolto dal governo all'esercito dei precari in merito al possibile dietrofront sulle assunzioni, ma per tutti quegli insegnanti che sono già di ruolo, questo pseudo ricatto ha ancor meno significato, mettendo da parte, consentiteci, i sentimenti di piena solidarietà nei confronti di chi il lavoro non ce l'ha ancora.
I docenti di ruolo sono pronti ad invadere le piazze contro i super poteri dei dirigenti scolastici, contro le probabilissime ingiustizie che avranno come oggetto la valutazione, contro il blocco, ormai quasi decennale, degli stipendi e si potrebbe continuare all'infinito con tutto quello che non funziona nella scuola italiana.
Ddl Renzi: l'articolo 21 conferirà al governo il potere di riformare il sistema scolastico per intero
Quello che non tutti i docenti sanno, però, è che lo sciopero dovrà impedire soprattutto quelle che potrebbero essere le future e più importanti azioni del governo, quelle riguardanti il Testo Unico della scuola.
Forse non tutti sono a conoscenza, infatti, che nel ddl scuola sono contenute anche numerose deleghe, conferite al governo, in materia di legislazione: cosa significa? Che l'esecutivo potrà avere carta bianca, per esempio, sulla normativa che riguarda l'abilitazione all'insegnamento, il sostegno, la valutazione dei docenti eccetera eccetera. In pratica, si autoinvestirà del diritto di poter modificare il Testo Unico della scuola. Detto questo, superfluo aggiungere altro.