Non accenna a placarsi lo scontro tra il governo Renzi e il personale scolastico: le ultime notizie sottolineano ancora una volta quanto docenti, precari e abilitati - con l'inevitabile presenza dei sindacati - siano disposti più che mai a dire no alla Buona Scuola. La riforma procede, nonostante tutto, ma l'annuncio di un nuovo sciopero sulla scia di quello del 5 maggio scorso e l'ipotesi di un referendum abrogativo del ddl che riguarda la riforma della scuola potrebbero definitivamente mettere in scacco il disegno il governo stesso.

«Ascoltiamo, ma andiamo avanti» è stata la timida reazione del premier Renzi alla luce delle ultime notizie che vedono il governo e l'intero PD facile bersaglio di un risentimento che, dopo essere sfociato in uno sciopero nazionale così vasto come quello dello scorso 5 maggio, continua ad incalzare senza sosta.

Nuova battaglia è stata annunciata dai Cobas che annunciano per il 12 maggio una nuova manifestazione «questa volta con lo sciopero alle Superiori e alle Medie» - ha riferito il portavoce Piero Bernocchi - per bloccare le «insulse procedure 'invalsiane' chiedendone la cancellazione».

L'annuncio è arrivato all'indomani dell'incontro con la direzione PD dalla quale non sarebbero «usciti segnali positivi di ripensamento sui punti-chiave del Ddl» che, afferma il portavoce, andrebbe revocato «senza se e senza ma». In effetti, un'apertura del governo sul ddl sulla riforma della scuola c'è stata, come testimoniano gli emendamenti che il PD ha avanzato in seguito alla protesta: le modifiche vertono riguardano anche uno dei punti più criticati del disegno, quello del "preside sceriffo" o "preside sindaco", parzialmente svuotato dai poteri attribuitigli dalla prima stesura del testo.

Una serie di ritocchi ritenuti del tutto insufficienti per cui, visto il blocco della votazione prevista in aula alla Camera per il prossimo 19 maggio è lecito ritenere «che le nostre richieste non verranno accolte». Di conseguenza, il prossimo 12 maggio il personale scolastico che aderirà allo sciopero «bloccherà nuovamente le scuole e i quiz Invalsi manifestando insieme agli studenti delle principali città.

In particolare - ricorda Bernocchi - a Roma saremo di nuovo al MIUR dalle 10".

Oltre alle piazze la protesta contro la riforma della Buona Scuola impazza anche sul web: innumerevoli sono gli appelli che si possono leggere sui gruppi dedicati a non votare il Partito Democratico alle prossime elezioni, per non parlare dell'ipotesi rilanciata a gran voce di una raccolta firme per un referendum abrogativo del ddl Buona Scuola.

Un vero e proprio 'boom' che ha portato in poco più di 24 ore ad un'adesione di circa 17.000 membri al gruppo Facebook "Pronti per la raccolta firme referendum abrogativo Ddl La Buona Scuola". La cifra certamente destinata ad aumentare e che lancia sulla discussissima riforma della scuola un'ombra decisamente più spaventosa delle altre, quella dell'iniziativa popolare per fermare una legge che il mondo della scuola grida a squarciagola di rigettare in larga misura (se non in toto), come testimoniano le parole dell'amministratore del gruppo, Davide Capobianco: «nessuna trattativa... vogliamo il ritiro del ddl».

La commissione Cultura della Camera intanto prosegue nell'esame del provvedimento con i lavori che andranno avanti senza sosta anche nel weekend in vista del 12 maggio quando, oltre all'annunciata manifestazione dei Cobas, ci sarà un nuovo incontro tra parlamentari, associazioni e sindacati.