Continua l'idea dell'uomo solo al comando. Renzi, dopo aver proposto una conferenza generale a luglio sulla riforma Scuola 2015, ora ha deciso differentemente e in maniera opposta: si andrà verso un maxiemendamento, che dovrebbe accontentare le istanze della minoranza dem, e si porrà la fiducia in maniera tale da richiamare tutti alle proprie responsabilità di governo. Il bavaglio è calato, secondo le opposizioni e i sindacati: o la riforma della scuola si fa nella sua completezza, o la mancata assunzione di 100mila precari delle GaE ricadrà su chi ha portato avanti la protesta.

La minoranza dem resta al palo, senza essere in grado di dare le giuste controproposte: poca speranza per i precari TFA, PAS e SFP; sembra che l'unica possibilità sia il concorso scuola 2015 con posti riservati.

Il colpo di mano di Renzi: news riforma scuola 2015

Il premier Matteo Renzi non accetta il confronto sulla riforma scuola 2015 e rimanda al mittente la possibilità di un dialogo sul ddl di riforma scuola 2015: alla riunione a Palazzo Chigi, tenuta nella giornata del 19 giugno, i dissidenti non stati invitati e la decisione sembra essere stata presa. Martedì 23 giugno verrà proposto un maxiemendamento, che dovrebbe contenere alcune "concessioni" alla minoranza dem, sul quale verrà posta la fiducia.

Ma quali sono le concessioni? Sul tema della valutazione sembra che si vada verso l'uscita dei genitori e degli alunni dal comitato valutante, mentre sui presidi-manager, probabilmente, non vi sarà alcuna modifica sostanziale, soprattutto sulla tanto avversata questione delle chiamate dirette.

Il nodo irrisolto resta soltanto quello dei docenti precari della seconda fascia delle Graduatorie d'Istituto, i docenti abilitati tramite TFA, PAS e SFP: per loro, la strada dovrebbe essere quella del concorso scuola 2015 con una riserva del 50% dei posti ma con la necessità di sostenere comunque le prove.

La riforma scuola 2015, dunque, dovrà essere votata più o meno nella sua sostanza iniziale, senza più possibilità di confronti. La decisione sta tutta nella minoranza dem: ma è chiaro che Renzi deve aver fatto bene i suoi calcoli, evidentemente i numeri li ha e il governo non rischia di inciampare sulla scuola.

Le reazioni all'idea di Renzi sulla riforma scuola 2015

Le reazioni alla marcia indietro fatta da Renzi sono state molte e tutte insistono su un principio di governo antidemocratico. La Camusso della CGIL parla di "presa in giro" e sottolinea la strategia del governo di mettere gli uni contro gli altri, come in una guerra tra poveri, i precari di diverse categorie: molte, infatti, sono state le rimostranze dei docenti delle GaE contro quelli delle GI (TFA, PAS e SFP) che avrebbero voluto l'inserimento nel piano assunzioni. Si tratta di atteggiamento antidemocratico: Renzi decide e gli altri devono accodarsi, le forze in Parlamento, soprattutto all'interno del PD, non hanno la forza adeguata per opporsi.

Il quadro dunque sembra essere già stabilito: la riforma scuola 2015 si farà e la mobilitazione che ha coinvolto nella giornata del 5 maggio circa l'80% del personale scolastico non ha avuto alcuna ricaduta. Da più parti, si parla di emergenza democratica.

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