Il mese di luglio si è presentato da un punto vista climatico assai incandescente altrettanto possiamo dal punto di vista politico-sociale, in particolare per quel che concerne il sistema previdenziale, ipotesi e proposte si rincorrono ogni giorno su tale questione. Le novità e le ultime notizie ad oggi su riforma Pensioni e altre riforme in itinere e discussione ci rivelano infatti che il clima "pensioni" si sta surriscaldando. Il ministro al welfare Giuliano Poletti ha confermato che le pensioni, per il Governo, sono sempre all'ordine del giorno, sono una delle questioni prioritarie dell'azione governativa.

Questo lo si ripete a dire il vero ormai da troppo tempo, da parte di tutti i governi che si sono succeduti dal 2011, con gli effetti che conosciamo.

La riforma Fornero va rivista,sì ma come? Ce lo spiega Cesare Damiano

La riforma del sistema pensionistico varata dal governo Monti, appunto nel dicembre 2011 e targata Elsa Fornero, l'allora ministro al welfare, è sempre stata nel mirino di tutti, esecutivi, partiti e commissioni parlamentari perchè mal digerita. Una riforma che ha fatto piangere ed ancora oggi continua a farlo per la sua rigidità, per le sue regole non più attuali nè attualizzabili, considerato il mutato contesto socio-economico. Lunghe battaglie, annose rivendicazioni, proposte e d ipotesi di intervento per modificarne la struttura, condotte dal 2012 fino ad oggi non hanno sortito alcun effetto.

I mostri generati dalla Fornero sono sempre lì, sia che si chiamino "esodati", sia "quota 96 scuola", sia "lavoratori precoci", sia "ultra 55enni". Per loro nessun intervento risolutivo, solo illusioni, delusioni, speranze. Oggi Cesare Damiano, presidente pieddino della Commissione Lavoro della Camera, firmatario di un disegno di legge che prevede l'uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, con 35 di contributi e l'8% massimo di penalizzazione, è uno dei più tenaci sostenitori della riforma della legge Fornero.

Damiano, no al ricalcolo contributivo sì alla quota 100 e 41 del P.D.

L'onorevole Damiano a tal proposito non nasconde il suo disappunto e la sua contrarietà sulla proposta Boeri sull'uscita flessibile calcolata con il sistema contributivo. Egli sostiene, infatti, che le proposte, come quella del calcolo contributivo per le pensioni proposto da Boeri, decurterebbe la pensione anche del 30%, cosa inaccettabile ed insostenibile per chi dovrà vivere solo di pensione.

"Si tratterebbe - spiega il presidente della Commissione Lavoro - di una misura poco incentivante e troppo penalizzante". Nel cogliere favorevolmente il tavolo di confronto tra governo e sindacati sul sistema previdenziale, si augura che l'esecutivo non si lasci ammaliare dalle sirene di coloro che vogliono il calcolo contributivo, solo perché ipoteticamente più sostenibile da parte dello Stato. Secondo Damiano il premier Renzi non può e non deve trascurare l'impatto fortemente penalizzante che una simile ipotesi di intervento potrà avere sulle condizioni economiche e sociali dei futuri pensionati. Meglio la proposta presentata dal P.D. su quota 100 e quota 41 per i precoci.

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