La discussione sulla riforma del sistema previdenziale italiano riprenderà, animatamente, alla ripresa dei lavori parlamentari, previsti per gli inizi del mese di settembre. Sono oramai diversi mesi che il governo Renzi cerca di trovare una quadratura del cerchio su come modificare il sistema pensionistico al fine di modificare la legge Fornero. Molto probabilmente, le eventuali novità saranno introdotte nel Documento di Economia e Finanza, in fase di stesura da parte del Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, per poi essere introdotte nella Legge Finanziaria 2016, la quale sarà approvata entro la fine dell'anno.
I lavoratori precoci sperano che il governo approvi il sistema Quota 41
Tra le categorie che sperano in un cambiamento della normativa in vigore, c'è quella dei lavoratori precoci, cioè quelle persone che hanno iniziato a lavorare molto presto, ancor prima dei 18 anni di età e che ora sperano di poter lasciare il lavoro al raggiungimento dei 41 anni di contributi, senza però tenere conto dell'età anagrafica e senza l'applicazione di alcuna penalizzazione, in considerazione del fatto che hanno versato icontributi per un lungo periodo di tempo. Proprio i lavoratori precoci si preparano alla battaglia nei confronti del governo Renzi e chiedono a gran voce che possa essere applicato il sistema flessibile Quota 41, che permetterebbe loro di superare l'attuale normativa previdenziale.
Questa proposta è sostenuta fortemente anche da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
Probabile proroga al 31 dicembre per l'Opzione Donna
Da evidenziare che,al rientro dalla ferie estive, il 9 settembre prossimo, riprenderà la discussione su un altro tema che ha caratterizzato la vita politica di questi ultimi mesi: la proroga dell'Opzione Donna con il metodo contributivo al 31 dicembre 2015.
La proroga fino a fine anno, con molta probabilità, sarà approvata nei prossimi mesi e farà felici tutte quelle donne lavoratrici che hanno intenzione di lasciare il lavoro al raggiungimento dei 57 anni di età (58 anni per le autonome) e 35 anni di contributi versati. L'unico inconveniente, il conteggio degli assegni previdenziali con il metodo contributivo.