Il Veneto ha annunciato che farà ricorso alla Consulta contro la riforma della Scuola. La regione del governatore leghista Luca Zaia è la prima a seguire l’invito rivolto dal Movimento 5 Stelle a fare ricorso ai giudici della Corte Costituzionale contro la ‘Buona Scuola’, prefigurando così un nuovo ostacolo verso l’attuazione della riforma voluta dai premier Renzi e dal ministro Giannini, che si annuncia essere ben più pericoloso delle proteste degli insegnanti.

I motivi del ricorso alla Consulta da parte del Veneto e la teoria ‘gender’

L’annuncio del ricorso è stato dato dallo stesso governatore Zaia che ha fatto sapere che lo stesso sarà presentato entro il prossimo 15 ottobre e punterà su tre aspetti della legge 107, quella sulla Buona Scuola, che, secondo Zaia, marginalizzano il ruolo della Regione, contravvenendo ai compiti ad essa attribuiti dalla Costituzione.

Questi i tre profili di potenziale incostituzionalità rilevati:

  • il primo aspetto è quello che affida al Ministero il compito di definire l’offerta formativa. Questa, secondo il governatore veneto, è una competenza costituzionalmente esclusiva della Regione;
  • il secondo, è quello che demanda agli uffici scolastici regionali, dipendenti dal Ministero, il dimensionamento della rete scolastica, anch’essa rivendicata alla competenza regionale;
  • il terzo rilievo fatto alla riforma della scuola è quello di interferire sulla formazione professionale.

Ad integrare la nota diramata dalla regione Veneto in merito alle motivazioni del ricorso alla Consulta contro la riforma della scuola ci ha pensato l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan, che ha rivelato come, tra le motivazioni per ‘affossare’ la Buona Scuola ci sia, in realtà, la contestata teoria ‘gender’ sull’educazione alla parità dei sessi, offerta alle scuole come possibilità nel capitolo della riforma dedicata al rafforzamento dell’offerta formativa.

Ricorso alla Consulta contro la Buona Scuola: altre regioni seguiranno il Veneto?

Altre regioni si sono limitate, per il momento, ad approvare una mozione contro la riforma Renzi-Giannini. Si tratta di Puglia e Lombardia che, per il momento, non sembrano voler seguire l’esempio del Veneto sulla strada del ricorso alla Corte Costituzionale, anche se l’assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, Valentina Aprea, sta valutando l’eventualità di un proprio ricorso, pur nella considerazione della obiettiva ristrettezza dei margini.

E così, mentre il primo anno scolastico sotto l’insegna della Buona Scuola si appresta a prendere il via, un nuovo elemento di incertezza si aggiunge alle proteste che promettono di ripartire lì dove si erano fermate alla fine dello scorso anno scolastico.