Non si ferma mai il teatrino della politica che ogni giorno propone delle novità in merito al percorso di riassetto del sistema pensionistico nazionale. Ecco che da oggi in poi sembra poter sbocciare una nuova strategia che preveda una spesa complessiva in parte sostenuta dai lavoratori, in parte dallo Stato. L’inversione di rotta sarebbe firmata Padoan-Poletti, che con una Legge di Stabilità ormai imminente dovranno dimostrarsi in grado di poter rispettare i patti immaginari sottoscritti coi cittadini. E mentre Renzi continua a guardare tutto dall’alto e a non esprimersi sono propri i cittadini a smuovere le acque, a farsi sentire, a proporre e a proporsi.
La nuova proposta di legge arriva così da Facebook, dai Social Network, che nell’era della comunicazione 2.0 si vanno sostituendo a partiti e sindacati svolgendo magistralmente il ruolo di catalizzatore di pensieri, opinioni, e per l’appunto proposte. Prima di analizzarla non possiamo però non evidenziare l’ennesimo intervento dei sindacati (oggi è il turno di Petriccioli della Cisl e di Proietti della Uil) che pochissimo hanno fatto per i lavoratori salvo esibirsi in pubblici proclami dall’importante valore mediatico ma dalla ridotta concretezza.
Pensioni lavoratori precoci, news oggi 4-09: a Renzi arriva una nuova proposta di legge, si continua a ragionare sulla flessibilità in uscita
Una delle situazioni più delicate è certamente quella che riguarda il caso pensioni lavoratori precoci, con le news aggiornate ad oggi 4 settembre a certificare, come già sottolineato, l’invio di una specifica proposta al premier Renzi.
L’idea parte da Facebook con Roberto, uno dei più attivi membri del gruppo ‘Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti’, ad averci inviato il testo di un messaggio spedito al Presidente del Consiglio. Scopo della mail? Dimostrare l’assoluta bontà della Quota 41 contenuta nel DDL Damiano: ‘L’uscita con 41 anni di contributi provoca un deficit allo Stato che viene completamente riassorbito nel giro di 30 anni grazie alla nostra aspettativa di vita.
Ogni anno che noi lavoriamo in più incrementiamo il nostro assegno pensionistico di 50 euro rimettendoci dunque 100 euro se andiamo in pensione dopo 41 anni anziché 43. Ora - prosegue Roberto - il deficitche noi provochiamo a persona in due anni sarà dato da 1.500 (una mensilità) x 13 x 2 = 39.000 euro, ma questi soldi saranno completamente assorbiti durante la nostra vita e pagati da noi stessi perché per 30 anni risparmiando 100 euro al mese arriviamo a 39.000 euro’.
La categoria vorrebbe inoltre che per ogni ‘anziano’ lavoratore che va via venga preso un ‘giovane’, solo così si arriverebbe ad alimentare quel meccanismo di turn over tanto caro al governo (almeno a parole).
Quello di turn over, specialmente di questi tempi, è uno dei terminipiù abusati, stesso discorso per quello di flessibilità che partiti politici e sindacati hanno ormai fatto proprio in pianta stabile: ‘ Nelle prossime settimane illustreremo in Commissione Lavoro le nostre proposte per ripristinare la flessibilità nell’accesso al pensionamento e ci aspettiamo che il Parlamento sottoponga all’Esecutivo soluzioni eque’ ha dichiarato Petriccioli della Cisl seguendo perfettamente il solco della ‘tradizione’ cui si faceva pocanzi riferimento.
‘Le ipotesi fatte circolare dal governo di far pagare ai lavoratori la reintroduzione della flessibilità previdenziale è inaccettabile. Se è vero che la Legge Fornero ha provocato iniquità e ingiustizie sociali allora bisogna porvi rimedio senza unire al danno la beffa’ sottolinea invece Proietti della Uil. Francamente dai sindacati, specie in una battaglia così dura come quella sulle Pensioni, ci si sarebbe aspettato molto di più.