La flessibilità del sistema pensionistico è il punto fondamentale che dovrà essere tenuto in considerazione per la prossima riforma previdenziale. La discussione sulla Legge di Stabilità si avvicina e, per questo motivo, si infittiscono gli incontri e le proposte per poter modificare la legge Fornero. La cosa certa è che tutti sono d'accordo nel superare le rigidità introdotte dall'attuale normativa pensionistica.
La legge Fornero ha creato un blocco del ricambio generazionale
Proprio a causa della riforma voluta dall'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si è bloccato il ricambio generazionale, da sempre caratteristica di un sistema pensionistico moderno.
Ora, invece, si è creata una situazione in cui gli anziani lavorano e i giovani sono disoccupati. Infatti, le ultime statistiche dell'Istat mettono in evidenza che l'occupazione crescesolamente nella fascia al di sopra dei 50 anni. Ovviamente, arrivare ad un sistema flessibile che anticipi l'età pensionabile potrebbe portare ad un aumento della spesa previdenziale con un allargamento della platea di persone in grado di poter percepire gli assegni previdenziali.
Con la riforma pensionistica, chi sarà a pagare?
Ma chi sarà a pagare, in caso di approvazione di una nuova normativa? I soggetti potrebbero essere tre: i pensionati che già percepiscono gli assegni previdenziali, quelli che lasceranno il lavoro nei prossimi mesi oppure direttamente le casse dello Stato.
Quest'ultima ipotesi sembra essere poco applicabile, dato che la situazione economica dell'Italia è abbastanza difficoltosa, anche se migliorata negli ultimi anni, e l'Europa è fortemente contraria ad un aumento della spesa previdenziale. Più plausibile l'ipotesi che metta in conto l'applicazione di un contributo di solidarietà per le persone che percepiscono Pensioni più alte, anche se ci potrebbe essere la possibilità di ricorsi da parte dei pensionati con la successiva sentenza della Consulta.
A questo punto, dovrebbe trovare facile introduzione, le penalizzazioni a carico dei pensionati del futuro con, in cambio, la disponibilità a lasciare il lavoro prima del raggiungimento degli attuali requisiti pensionistici. Le penalità, di cui si parla ormai da diverso tempo, potrebbero provocare un taglio sugli assegni previdenziali tra il 20 e il 30 percento.