Nel suo intervento durante una Question Time alla Camera dei Deputati, il ministro Pier Carlo Padoan ha chiarito definitivamente qual è la linea che dovrà seguire il governo Renzi sulla questione della riforma delle pensioni 2015. Le ultime news rivelano come siano state due le questioni trattate: in primo luogo la vicenda degli esodati e in secondo luogo il problema della flessibilità in uscita. Per quanto riguarda la situazione di coloro che si trovano senza lavoro e ancora lontani dalla pensione, gli esodati, il ministro ha ribadito che si tratta di una situazione sicuramente gravosa, ma che la normativa non prevede che i fondi avanzati per gli esodati debbano necessariamente essere riutilizzati per quella funzione: Padoan si impegna a trovare una soluzione, ma non necessariamente sarà il reinvestimento di quei fondi; contemporaneamente sembra che si aprano spazi di manovra anche per la proroga dell'opzione donna, ma la situazione resta in bilico.

Per quanto riguarda, invece, la questione più ampia di una riforma delle Pensioni per il 2015-2016, il ministro ha chiarito che la flessibilità è già presente nella legge Fornero e che, per il momento, non è possibile intervenire sulla materia, perché sarebbe un grave errore sganciare la previdenza dalle aspettative di vita. Interessante notare, comunque, che la Question Time si è conclusa proprio con l'abolizione della Tasi e si è confermata che sarà cancellata anche per gli affittuari: bastone e carota si diceva un tempo e il bastone è la mancata riforma delle pensioni e la carota è la fine delle tasse sulla prima casa, di cui, però, si avvantaggiano tutti, soprattutto i più ricchi, e non soltanto chi ha un reddito basso.

Il nuovo ordine europeo e le ultime news sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi

Se le parole di Pier Carlo Padoan, soprattutto sulla questione della riforma pensioni 2015, sono sembrate piuttosto dure, è perché ci sono precise indicazioni dall'Europa su come i singoli stati devono affrontare il nodo della previdenza e dello stato sociale.

I recenti dati dell'Ecofin confermano come Bruxelles, di fatto, opponga un veto a qualsiasi meccanismo di maggiore flessibilità in uscita: si tratta sicuramente di calcoli e previsioni (un aumento della spesa previdenziale dello 0,7% del PIL tra il 2020 e il 2032) ma le motivazioni sono comunque chiare, l'indirizzo politico è quello di un sempre minore intervento dello Stato nelle questioni riguardanti il welfare state (espressione che oramai sta cadendo in disuso).

Matteo Renzi si è fatto portavoce di questa linea politica e, nonostante gli piaccia spesso mostrarsi come voce critica in Europa, ha dato al Partito Democratico la stessa svolta che diede al Partito Laburista Tony Blair agli inizi dell'anno 2000: abbandono delle questioni sociali e apertura verso nuove modalità di assunzione dei rischi individuali da parte dei cittadini. Per questo il destino della previdenza sembra essere già segnato: non basteranno probabilmente i 'Cesare Damiano' né i discorsi infuocati di Salvini, la tendenza è un'altra ed è a livello europeo che, oramai, dovremo essere costretti a ragionare.È tutto con le ultime news sulla riforma pensioni 2015 del governo Renzi; chi fosse interessato ad approfondimenti e aggiornamenti, può cliccare su 'Segui' in alto sopra l'articolo.