L'obiettivo principale è quello di trovare un sistema flessibile che possa consentire l'uscita anticipata dal lavoro. Questo è quanto si discuterà nell'incontro di mercoledì prossimo, in Commisione Lavoro alla Camera. Nell'ultimo mese, proprio in seno al dibattito sulla riforma previdenziale, abbiamo assistito ad un vero e proprio 'colpo di scena', con l'ex ministro Elsa Fornero pronta ad accettare una modifica della sua riforma, approvata nel 2011, presentando una nuova proposta basata su penalizzazioni del 3-3,5 percento l'anno. Vediamo, di seguito, quali sono le altre proposte di modifica del sistema previdenziale.
Ecco l'ipotesi di Cesare Damiano
L'ipotesi lanciata da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, prevede la possibilità di lasciare il lavoro al raggiungimento dei 62 anni e 35 anni di versamenti contributivi. In questo caso, gli assegni previdenziali sarebbero assoggettati ad una penalizzazione massima dell'8 percento. Per quanto riguarda le Pensioni già in essere, lo stesso Damiano non è d'accordo nel mettere in discussione il sistema di calcolo della pensione attuale per i circa 14 milioni di pensionati presenti in Italia. Da verificare la spesa previdenziale prevista per l'applicazione del presente metodo.
Vediamo la proposta di Tito Boeri
Un'altra idea, ben considerata dal premier Renzi, è quella proposta dal presidente Inps, Tito Boeri, il quale vorrebbe applicare il ricalcolo contributivo di tutte le pensioni.
Boeri vorrebbe inserire una penalizzazione pari al 3 percento per ogni anno di anticipo rispetto agli attuali limiti previdenziali. Per capire meglio come funziona questo sistema, facciamo un esempio. Se un lavoratore con uno stipendio di 2.000 euro al mese decidesse di usufruire della pensione anticipata al raggiungimento dei 60 anni di età, dopo 40 anni di servizio, il suo assegno sarebbe assoggettato ad una decurtazione del 20 percento circa.
Nuova ipotesi avanzata negli ultimi giorni
Negli ultimi giorni, è giunta una nuova proposta da parte del sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, il quale prevede di applicare delle penalizzazioni attraverso un taglio dell'assegno previdenziale progressivo. In questo modo, la penalità per il lavoratore che dovesse decidere di andare in pensione anticipata sarà del 2 per cento, in caso di uscita dal lavoro un anno prima dei previsti requisiti, del 5 per cento, per un anticipo di due anni, dell'8 per cento, per una pensione richiesta tre anni prima dei limiti attuali, e così via.