Opzione donna come promesso è entrata nella Legge di Stabilità e quindi, se la manovra supererà gli step previsti, quello della Commissione Europea e quelli successivi in Parlamento, la promessa diventerà realtà. Molte sono le donne che potranno beneficiare dell’estensione dell’uscita anticipata con questo strumento, ma non tutte e per questo le polemiche continuano a turbare l’Esecutivo. Il malcontento è diffuso sia tra i cittadini che nelle camere della politica. Molti infatti credono che l’opzione sia da estendere a tutte le donne e non solo ad alcune.
Anche sui numeri del provvedimento ci sono discussioni sia su quelli relativi ai soldi stanziati che al numero delle probabili beneficiarie.
Cosa pensa il Presidente Damiano
Proprio sull’argomento numeri, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera ha manifestato pubblicamente i suoi dubbi. Damiano infatti, anche se si è detto soddisfatto dell’operato del Governo che ha sentito la necessità di prorogare le condizioni di opzione donna anche per il 2016, ha sottolineato la necessità di controllare i numeri che parlano di 2 miliardi stanziati per una platea possibile di oltre 35mila donne, numeri eccessivi secondo lui.Se i 2 miliardi di euro non fossero tutti spesi, la rimanenza potrebbe essere dirottata sugli esodati esclusi dalla settima salvaguardia o su una ulteriore estensione di opzione donna.
Infatti, il n°2 della Commissione, Rizzetto, spinge affinchè opzione donna sia estesa a tutte le donne senza distinzione di anno di nascita, mettendo la parola fine ad un’altra disuguaglianza sociale “poco umana e adatta solo a creare ulteriori categorie”.
Beneficiarie ed escluse
Il provvedimento inserito nella Legge di Stabilità è l’estensione al 2016 della misura valida fino al 2015.
La misura è collegata all’aumento della speranza di vita e in via eccezionale, alle finestre mobili di 12 e 18 mesi. I requisiti sono rimasti quelli dei 57 anni di età e 3 mesi con 35 anni di contributi da raggiungere entro il 31/12/2015. Il vecchio testo, quello che ora è stato corretto con l’estensione, conteneva una discrepanza proprio sulla scadenza del 31 dicembre 2015.
Per l’INPS infatti, potevano usufruire di questa possibilità solo le donne a cui si apriva la finestra entro questa data, tagliando fuori tutte le lavoratrici che nonostante il raggiungimento dei requisiti, sarebbero andate in pensione nel 2016. Il provvedimento, se finirà il tour in Parlamento senza modifiche,consentirà anche a coloro che entrerebbero nelle finestre successive fino a 18 mesi, di poter optare per l’uscita anticipata.
Il problema è nell’adeguamento alla speranza di vita che scattando in avanti di tre mesi, non concede l’uscita alle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958 che non avrebbero 58 anni e tre mesi il 31 dicembre 2015. In parole povere, l’estensione riguarderà solo le donne nate tra settembre 1957 e settembre 1958 (escluse quelle nate successivamente) che prima erano tagliate fuori perché per loro le finestre di uscita scatteranno dal prossimo 2016.
Un’altra polemica è quella sul taglio di assegno a cui saranno soggette queste lavoratrici. Dovranno rinunciare al 30% della pensione per via del calcolo fatto con il contributivo e per via dell'aumento dellasperanza di vita. In soldi, significa prendere una pensione al di sotto di 1.000 euro al mese a fronte degli oltre 1.400 che si sarebbero presi, perdendo molto nei 30 anni medi che le statistiche dicono sia la normale aspettativa di vita oggi.