Dopo aver parlato della problematica riguardante la proroga di opzione Donna, alcune nostre lettrici ci hanno fatto presente un problema che accomuna diverse di loro: l'incompatibilità fra la pensione anticipata con Opzione Donna e la gestione separata Inps. Una di loro, Elisabetta C, ha brevemente dialogato con noi per illustrarci la problematica che vivono al momento tante donne che vorrebbero lasciare il mondo del lavoro, ma non possono pur avendo versato gli stessi contributi di altre lavoratrici.

Pensioni Opzione Donna: discriminata chi ha la gestione separata Inps?

Abbiamo fatto alcune domande a Elisabetta circa l'incompatibilità fra Opzione Donna e la gestione separata Inps.

Elisabetta, puoi spiegarci la tua situazione?

Ho una contribuzione mista Ago/gestione separata, con 35 anni totali di contributi e 58 anni di età (essendo autonoma). Quindi, per le proposte dell'attuale legge di stabilità, potrei utilizzare opzione donna e andare in pensione. Invece no. La gestione separata, secondo l'INPS, non dialoga con le altre forme contributive obbligatorie, sicché, il cumulo non è previsto. I miei 19 anni pagati all'Inps con la destinazione pensione, avendo la causale gestione separata, restano lì, congelati, in attesa di giungere alla data per la pensione di anzianità (66 anni, per adesso).

Credo sia chiaro il disastro che ne vien fuori: discriminazione di genere nel genere. I soldi li hanno incamerati (trattasi di contributi obbligatori come quelli di tutte/i gli altri), la percentuale di calcolo è al 27% (secca sulla lavoratrice che non possiede titolari fuori da se stessa), ma la tenuta in conto dall'ente percipiente, di fatto, è zero.

Chi sono i lavoratori coinvolti in questo pasticcio tutto italiano?

Al più donne che hanno perso il lavoro e ne hanno inventato altro, assenti di welfare, cassa malattia, e altri paracadute, cococo -cocopro-partite iva a progetto-professionisti abilitati ma senza ordine istituito-collaboratori esterni di enti pubblici, privati, associazioni professionali ecc.

Ecco, questa massa umana, oltre alle notevoli difficoltà intrinseche nella stessa natura delle proprie attività, ben più che precarie, direi, si ritrovano anche l'ulteriore e demolente beffa di venire messe di lato dallo Stato. Eppure hanno versato, per intero e sempre, i medesimi contributi delle altre categorie di lavoratori.

Avete fatto presente questo problema a qualcuno?

Ho iniziato (immagino non solo io), mesi orsono, a parlarne con l'Onorevole Luisa Gnecchi, prima e unica persona disposta ad ascoltarmi, poi con Tito Boeri che mi confermava necessità di porre rimedio da parte del Governo, infine, anche l'Onorevole Walter Rizzetto molto sensibile all'argomento, sta ponendo il problema in discussione.

Sia lui che l'Onorevole Luisa Gnecchi, qualche giorno fa, mi hanno risposto, via mail, che la faccenda parrebbe oggetto di messa a punto. E gliene sono grata, davvero, unico dilemma: quando verrà sistemata questa ingiustizia insensata?

E se non verrà sistemata?

Io voglio utilizzare Opzione donna, intendo avvalermi dell'opzione offerta dalla legge 243/2004 in considerazione del seguente fatto ovvio : possiedo i requisiti al 31.12.2015. Per questo proporrò domanda attraverso patronato, che quasi certamente verrà respinta. Motivo? Non mi riconoscono 19 anni di versamenti obbligatori eseguiti, costati notevole fatiche e rinunce, come a tutti, questo è chiaro. La chiamerei appropriazione indebita, a occhio e croce. E io farò ricorso giudiziale per più d'una ragione lesionata in diritto.