"Chiediamo una sperimentazione da subito: 1 o 2 anni di anticipo in attesa della misura strutturale promessa da Renzi nel 2016", lo ha detto il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano. Si tratta di una proposta che consentirebbe l'uscita anticipata ai lavoratori a cui mancano non più di tre anni al pensionamento. Dopo che il Premier Renzi ha espresso la volontà di riprendere in mano la flessibilità in uscita nel 2016, Damiano ha proposto tale meccanismo, volto a saturare le "ferite" della Riforma Fornero che, nel 2012 ha cambiato radicalmente il sistema previdenziale italiano penalizzando gran parte dei lavoratori.
Flessibilità in uscita non favorevole per tutti
La proposta di Damiano, potrebbe non essere favorevole per tutti visto che, secondo un sondaggio solo il 49% dei pensionandi accetterebbe le penalizzazioni sull'assegno previdenziale. Mentre il 30% del 49% accetterebbe solo una decurtazione pari a 5 punti percentuali. I restanti, invece, potrebbero accettare una penalizzazione fino al 10 o al 15%. Si evince da un sondaggio messo in atto dalla Commissione Lavoro alla Camera al fine di individuare le coperture necessarie per attuare una flessibilità in uscita in via sperimentale.
Ciò sarebbe un passo decisamente importante per il Governo dopo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha deciso di non inserire un argomento così delicato nella Legge di Stabilità che molto probabilmente entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2016.
Damiano: 'insistiamo per la flessibilità sperimentale'
"Noi insistiamo sulla necessità di adottare la flessibilità e riteniamo un errore la scelta del Governo di non averla inserità nella Legge di Stabilità", ha detto Damiano. Secondo le stime dell'Inps, il ddl targato Damiano, riguardante l'uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica e 35 anni i contribuzione con una penalizzazione massima sull'assegno previdenziale dell' 8%, potrebbe gravare circa 8 miliardi di euro sulle casse statali. Ma i costi potrebbero essere molto di meno visto che, l'indagine di Confesercenti riconosce solo il 49% dei beneficiari.