Torna di attualità il dibattito sulla riforma Pensioni. Tra le novità relative alla giornata odierna la forte presa di posizione dell'Unione Europea in merito al tema della flessibilità, alla base della recenti dichiarazioni che Tito Boeri ha rilasciato a SkyTg24, e la contro replica del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che fa ben sperare per i prossimi mesi, quando l'Italia dovrà dare agli italiani una risposta in ambito previdenziale.

Bruxelles nervosa, Junker contro Renzi

Non lo scopriamo certo oggi che la riforma pensioni 2016 passa anche dall'Unione Europea.

A ricordarlo, per giunta, è stato lo stesso presidente dell'Inps pochi giorni fa. È per questo motivo che l'affondo di Junker su Renzi assume una certa rilevanza anche in tema pensionistico, specialmente se lo scontro è sulla flessibilità, da non confondersi con quella che sentiamo spesso e volentieri durante i telegiornali, quella cioè relativa all'introduzione della pensione anticipata. La flessibilità di cui parla il presidente della commissione Ue è altrettanto importante però. È quella - secondo quanto dichiarato da Boeri a Sky - che l'Italia dovrebbe sfruttare per apportare le modifiche alla legge Fornero, in primis la flessibilità in uscita, regalando ai giovani disoccupati una possibilità in più per entrare nel mondo del lavoro.

Va da sé, quindi, che uno scontro tra l'Ue e il governo italiano non rappresenti, ad oggi, il miglior viatico per le riforme del nostro Paese, tra cui quella del sistema pensionistico, a maggior ragione dopo le parole pronunciate da Tito Boeri, che forse non hanno avuto una rilevanza tale da far scattare il giusto allarme tra i lavoratori italiani (e non solo).

La replica di Renzi al commissario Ue

In serata è arrivata la replica del premier Renzi. Il capo del Consiglio ha risposto con fermezza alle parole del commissario Ue, sottolineando come la flessibilità sia stata sì approvata da Junker ma sotto l'insistenza del nostro Paese. Non solo, il primo ministro italiano, nell'intervista concessa a Clemente Mimun, attuale direttore del Tg5, ha anche affermato che è finito il tempo in cui l'Italia andava in Europa con il cappello in mano.

Una frase molto forte, a conferma della richiesta di rispetto da parte di Bruxelles all'Italia avanzata a più riprese da Matteo Renzi negli ultimi tempi. Parole, dichiarazioni che potrebbero anche avere un effetto positivo nei sondaggi degli istituti di ricerca, non proprio brillanti per il Partito democratico nella seconda metà del 2015.

Le proposte sul tavolo del governo

Le prossime settimane saranno molto importanti in relazione alla riforma pensioni del governo Renzi. Questa settimana il sottosegretario al Mef, Paola De Micheli, ha annunciato novità a partire dal mese di marzo, sottolineando gli sforzi compiuti dall'esecutivo già nella manovra finanziaria per il 2016. Renzi dovrà mantenere, come chiesto espressamente da Cesare Damiano nelle ultime ore, fede alla promessa fatta agli italiani qualche mese fa.

I tempi sono ormai maturi, le proposte non mancano. Le due più importanti sono quelle di Damiano e Boeri. La prima prevede la pensione anticipata a 62 anni e 7 mesi, avendo come minimo 35 anni di contributi già versati, a fronte di una penalizzazione dell'8 percento. Il piano Boeri invece introdurrebbe il prepensionamento a 63 anni e 7 mesi, con una penalizzazione crescente fino ad un tetto massimo del 9,4 percento. Damiano inoltre guarda anche ai lavoratori precoci attraverso la proposta quota 41. Ricordiamo che la categoria dei precoci sarà protagonista a Dimartedì il prossimo 19 gennaio.