Il numero chiuso per gli studenti di Medicina è caduto, ancora una volta. A dare ragione a oltre 9mila ricorrenti che hanno affrontato il test d’ingresso nel 2014 il tribunale del Lazio che in data 3 febbraio 2016 ha sciolto definitivamente al riserva sugli iscritti in sovrannumero. Per l’anno accademico 2014/2015 quindi 10mila ammessi in fase di concorso più altri 9mila ricorrenti, 19 mila in tutto, quasi il doppio. E tanti saluti all’accesso programmato la cui ragion d’essere sembra oggi più che mai totalmente assente. Si tratta di una “vittoria storica” per l’Unione degli Universitari, ma che certamente non mancherà di rinfocolare le polemiche sul numero chiuso anche alla luce dell’ulteriore riduzione dei posti che, secondo un’indiscrezione del Sole 24 ore, verrà applicata ai test per l’accesso a Medicina 2016.
Test Medicina, per il 2014 ammessi il doppio rispetto ai posti disponibili
Quella del 2014 è stata una delle prove concorsuali più travagliate di sempre: la prova, svoltasi l’8 aprile (in piena preparazione degli esami di maturità) ha visto succedersi una serie di palesi e macroscopiche irregolarità. La più eclatante di tutti ha visto protagonista l’ateneo di Bari dove un plico contenente i fogli dei quiz venne evidentemente manomesso e risultava mancante di una copia. Da lì gli avvocati hanno avuto gioco facile per una battaglia legale durata oltre un anno. Si tratta sì di una vittoria storica ma che, ancora una volta, punta il dito contro il numero chiuso. Che senso ha mantenere un accesso programmato quando questa restrizione viene puntualmente aggirata?
I migliaia di ricorsi che si susseguono ogni anno sia per test per l’accesso alle facoltà di Medicina che per i concorsi per le scuole di specializzazione hanno infatti ormai creato un business che ogni anno genera pratiche, class action e accessi in sovrannumero, con buona pace di quel numero di posti che dovrebbe servire a garantire un accesso sostenibile alla professione.
Il numero chiuso e la questione ricorsi
Tuttavia, ciò viene puntualmente disatteso arrivando nel caso di specie a permettere l’accesso di un numero quasi due volte superiore a quello stabilito. Anche quest’anno moltissimi studenti esclusi dal test per un “errore formale” hanno presentato ricorso e con buone probabilità lo vinceranno, costringendo talvolta gli atenei ad adeguarsi ai numeri con lezioni in videoconferenza, aule straripanti e superaffollate.
Un “malaffare” tutto italiano su cui il Ministero non si capisce se incespichi o faccia le orecchie di mercante. Qualche passo in avanti c’è stato, è vero: basti pensare alla stabilizzazione del numero di borse di specializzazione, alla graduatoria unica nazionale e ora si parla anche di una sede unica per lo svolgimento dei concorsi.
Ma il fenomeno nonostante tutto è gestito ancora troppo male per poter permettere che l’accesso programmato svolga la sua funzione. Anche se le circostanze sembrerebbero smentirla del tutto: è di dominio pubblico infatti che la recente riforma sull’orario di lavoro dei medici ha esacerbato la già presente carenza di personale medico all’interno del SSN. Ciononostante i numeri messi a concorso per le scuole di specializzazione continuano ad essere insufficienti, e quelli per l’accesso alle facoltà per chi supera i test a decrescere. Forse anche per questo che il Ministro Giannini, che un tempo parlava tanto di abolizione del numero chiuso ora non parla più.