Non si è neanche fatto a tempo a dare la notizia dell’uscita delle date dei test di ammissione 2016 per le facoltà a numero chiuso che già sono ricominciate le polemiche. Il pomo della discordia questa volta riguarda ancora Medicina e Chirurgia per cui è prevista la prova il prossimo 6 settembre, seguita da Veterinaria il 7 e Architettura l’8 settembre. A scaldare gli animi però e la questione relativa ai posti disponibili: se già lo scorso anno i numeri dei posti erano stati ridotto sensibilmente, quest'anno potremmo assistere ad un ulteriore riduzione.

Test di Medicina, ancora meno posti: nel 2016 via il 20%

Nel 2015 il numero di posti banditi per entrare nelle facoltà di Medicina e Chirurgia era fissato a quota 9.513 unità contro le 10.083 di due anni fa. Quest'anno però i posti a disposizione potrebbero abbassarsi ancora di un ulteriore 20% che porterebbe il numero totale dei posti 8mila unità a disposizione. Alla notizia, riportata sul Sole24Ore del 27 gennaio scorso, è seguita la pronta replica di Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari che ha dichiarato: “l'ennesima dimostrazione di come il tema numero chiuso venga affrontato nel peggior modo possibile”. Infatti, sembra che il Ministero non faccia nulla per far fronteggiare i tantissimi ricorsi presentati (e puntualmente vinti) ogni anno a causa problematiche organizzative e sistematiche irregolarità; un’ulteriore riduzione dei posti non solo è completamente avulsa dal risolvere le tante criticità che affliggono i test di ammissione a Medicina, ma aggiungono la beffa ad un danno ormai noto.

Tanto più che “questa nuova programmazione sembri andare nella direzione contraria a quanto stabilito in sede europea: con entrata in vigore di nuovi orari di lavoro per il personale ospedaliero si è visto come in Italia ci sia carenza e non abbondanza di personale" hai ricordato Dioniso.

Il mondo medico e il mercato del lavoro: due realtà inconciliabili?

Se la notizia fosse confermata – per ora al Ministero latitano comunicati ufficiali di smentita – sarebbe oltremodo indigesta, anche senza tirare in ballo la questione di incostituzionalità derivanteda una tale e palese limitazione del diritto allo studio. Appare ridicolo che si provveda a restringere l’accesso ai corsi sbandierando una presunta sostenibilità per il mondo del lavoro: molti studenti pur avendo superato i test non arrivano alla laurea, per non parlare di quelli che, una volta finito, dovranno mettersi in coda per accedere alle scuole di specializzazione.

E intanto il tempo passa i nostri giovani medici invecchiano e perdono competitività rispetto ai colleghi internazionali che si affacciano sul mercato del lavoro con diversi anni di anticipo. Per Dioniso è questo un sistema per continuare a non investire nell'università: l'unica logica possibileper un comportamento che, non solo muove nella direzione diametralmente opposta a quella suggerita dagli ultimi avvenimenti, ma che soprattutto lascia ancora una volta gli studenti e le associazioni come spettatori passivi.