Si va verso la riforma pensionistica?È questo quello che si augurano tanti lavoratori e, mentre Renzi prende ancora tempo per formulare una soluzione adatta alle richieste dei cittadini, l'ex ministro Damiano e il presidente dell'Inps fanno proposte simili,che prevedono un taglio sull'assegno che andrebbero a incassare i lavoratori. Damiano prevedeil taglio del 2% all'anno mentre Boeri parla di 3%. In soldoni, tra le due proposte c'è una differenza in tre anni del 3%. In effetti le due soluzioni sembrerebberoun sacrificio accettabile per godersi in anticipo la tanto sospiratapensione.
Secondo la UIL, la proposta di Boeri sarebbe eccessiva e troppo penalizzante.
Vediamo in realtà quanto costerebbe la proposta Boeri
Se si prende l'ipotesi di un lavoratore con una pensione di 1.500 euro lordi (al netto 1.200), secondo la riforma proposta daBoeri, questo potrebbe andare in pensione 3 anni prima del previsto, ma subirebbe un taglio dell'assegno di135 euro lordiche, al netto, diventano circa90 euro. Il caso invece di un lavoratore con un reddito di 2.500 lordi (al netto 1.830 euro), anticipando la fuoriuscita di 3 anni con il taglio di 130 euro andrebbe a percepire 1.700 euro netti. Infine ilavoratori con redditi medio-alti, che maturano una pensione di 3.500 euro lordimensili, (2.400 euroal netto delle tasse ) subirebbero un taglio al netto di 190 euro.
Tiziano Treu
Parlando delle due proposte,l'ex ministro del LavoroTiziano Treu si è espresso benevolmentenei confronti della proposta di Boeri perchési tratta di una strada percorribile in quanto, pur essendo un provvedimento ‘costoso’ per lo Stato, nell’immediato permetterebbe nel lungo periodo un risparmio notevole. Inoltre la differenza tra le due proposte è che la prima, quella di Damiano, è vantaggiosa per il lavoratore e meno per lo Stato, mentre quella di Boeri tiene conto che, pur essendo più penalizzante per il cittadino, è più sostenibile dallo Stato. Per Treu, bisogna inoltre tenere in considerazione anche le soluzioni del part-time e delle mini Pensioni.