Molte aziende, in periodo di crisi, non riescono a pagare il TFR al dipendente benché questi abbia sempre il diritto non soltanto alla pensione ma anche alla liquidazione, ossia al trattamento di fine rapporto. Finora il lavoratore, nei casi in cui il datore non adempiva a tale obbligo, era costretto a scegliere fra due strade: poteva mettere in mora il datore di lavoro attraverso una diffida da inviare con raccomandata a.r., sollecitandolo a pagare quanto dovuto, oppure poteva dare le dimissioni per giusta causa. Ne conseguiva comunque una causa in tribunale, dove l’avvocato avviava una procedura d’urgenza attraverso la notifica di un decreto ingiuntivo, cui poteva seguire un pignoramento.

In alternativa l’avvocato poteva depositare un’istanza di fallimento. Nel caso in cui tutte queste azioni risultavano infruttuose, l’ultima speranza per il dipendente restava l’intervento del Fondo di Garanzia che, in breve, dopo aver pagato il lavoratore, il TFR e le ultime tre mensilità si sostituiva a quest’ultimo esperendo le iniziative di recupero nei confronti dell’azienda insolvente. Da oggi invece, per il lavoratore dipendente che abbia cessato il rapporto con l’azienda, sarà più facile recuperare il TFR non pagato e ciò grazie alla riforma del processo civile avviata dal Governo.

Cosa prevede la riforma sul processo civile?

In particolare il disegno di legge delega di riforma del rito civile prevede la possibilità diricorrere alla negoziazione assistita per qualsiasi causa fra lavoratore e datore di lavoro e quindi anche le controversie relative al mancato pagamento del TFR.

L’obiettivo del Governo è innanzitutto quello di alleggerire dal carico di lavoro i tribunali attraverso l’utilizzo di tale meccanismo che può portare un notevole vantaggio per i soggetti in lite. In sostanza, le parti prima di poter rivolgersi ad un giudice potranno tentare una conciliazione. Prima di avviare questo iter di bonario componimento, esse però devono siglare un’intesa, chiamata convenzione di negoziazione, tramite la quale le parti convengono “di cooperare in buona fede e lealtà”, per risolvere in via amichevole la controversia, con l’assistenza di avvocati.

La convenzione deve essere redatta, a pena di nullità, in forma scritta. La negoziazione assistita, così come pensata dalla riforma, prevede quale primostep l’inoltro di una R/R o PEC dall’avvocato alla controparte. Con tale missiva si invita la controparte ad iniziare una serie di trattative per arrivare ad un accordo scritto che sia soddisfacente sia per il lavoratore che per il datore di lavoro.

La controparte deve rispondere a tale richiesta, entro 30 giorni, con la quale si ritiene favorevole ad intraprendere le trattative: in caso di mancata risposta si può procedere per le vie ordinarie.

Quale incidenza avrà la negoziazione assistita sulle cause di TFR?

E' benericordare che l’ambito delle procedure di conciliazione nelle cause di lavoro è già molto esteso. Tramite tale meccanismo infatti il lavoratore può contestare lo straordinario erecuperare differenze retributive mai versate. Esso inoltre offre molti vantaggi perché permette di fare in modo che l’accordo (anche parziale) raggiunto dalla parte costituisca titolo esecutivo. Questo significa che il lavoratore potrà fin da subito procedere, in caso di inadempimento del datore sull’accordo raggiunto, al pignoramento.

Inoltre esso è anche titolo per iscrivere un'ipoteca giudiziale. Tale proposta dell'Esecutivo ha però suscitato le polemiche di alcuni sindacati del settore che hanno evidenziato che si tratta di un emendamento sbagliato che determinerà un aumento dei costi a carico dei lavoratori. Per altre info di diritto potete premere il tasto segui accanto al nome.