Le manifestazioni del 2 aprile hanno raggiunto un unico scopo, quello di dimostrare l’importanza del capitolo Pensioni per milioni di italiani. Persuadere e spingere il Governo ad affrontare il tema della riforma, come si poteva già immaginare, non era un compito facile. Le coperture finanziarie e l’impatto sui conti pubblici sono vincoli che appaiono difficilmente superabili, almeno ad oggi. Facciamo quindi il punto su cosa si potrà fare e quando.
La riforma ad ottobre?
Per carità, le proposte di riforma e le idee restano allo studio, ma come già dimostrato lo scorso anno, interventi strutturali sulle pensioni non possono che essere inseriti in un discorso più ampio di carattere finanziario.
Infatti, se mai si farà, questa riforma previdenziale sarà inserita nella Legge di Stabilità che come di consueto sarà presentata ad ottobre. Nessuna illusione quindi che si possa intervenire con un intervento unico e mirato, cioè esclusivo per il tema previdenziale. Tecnici del Governo, di concerto con il Ministero dell’Economia e con quello del Lavoro, sono costantemente al lavoro, ma le proposte in valutazione, comprese le due famose di Damiano e di Boeri si scontrano sempre sul muro dei conti pubblici. Ormai è risaputo che cambiare la Legge Fornero e tutto il sistema previdenziale nostrano, può essere fatto se il surplus di spesa necessario, non intacchi i saldi delle Casse Statali. Non è semplice, per non dire che è impossibile nonostante ci si possa sforzare di trovare fondi alternativi dalla previdenza integrativa dai tagli alle pensioni d’oro, o addirittura rendendo partecipe alla riforma il sistema creditizio.
Prevedibili alcuni mini interventi
Fissata la linea di confine che è sempre quella di ottobre e della Legge di Stabilità per il 2017, potrebbe essere possibile intervenire con piccoli interventi anche prima delle scadenze di fine anno. Infatti, la scorsa manovra finanziaria ha dimostrato come qualcosina può essere fatta, senza necessariamente scombussolare i conti pubblici.
In questa ottica. Non è da escludere che si possa provvedere a correggere alcune situazioni che sembrano urgenti e che potrebbero essere considerante come anticamera della riforma. Settembre per esempio è un mese particolare, perché prevede il contatore delle beneficiarie di opzione donna, cioè quelle che ne hanno usufruito quest’anno.
Se fuoriuscissero dei risparmi rispetto a quanto stanziato per l’anticipo di pensione alle donne, si potrebbe immediatamente provvedere ad estendere ad altre lo stesso beneficio. Più complicata l’ottava salvaguardia esodati, perché il bacino potenziale di quanti potrebbero richiederla, sembra che costi troppo, nonostante il Fondo per le Salvaguardie che sembra ancora in attivo. Altri interventi tampone sarebbero la rimodulazione del prestito pensionistico ed il part time, tutti interventi a costo zero o quasi per le casse statali.