Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti torna a ribadire la necessità di introdurre i pensionamenti flessibili e quindi, di modificare alcune norme contenute nella Riforma Fornero. La flessibilità in uscita, resta un obiettivo fondamentale per il Governo Renzi che, al momento sta studiando le varie ipotesi giunte sui tavoli di Palazzo Chigi anche se, con molta probabilità il tema potrebbe essere riaperto in occasione della prossima Finanziaria.

Flessibilità a costo zero per lo Stato

Resta comunque il fatto, che la flessibilità in uscita deve essere un argomento da affrontare a costo zero per lo Stato e lo si intende dalle parole pronunciate dal Ministro Poletti che, in sede del Question Time al Senato ha lasciato trasparire le reali intenzioni dell'esecutivo nell'affrontare un tema così delicato.

Ad intervenire sul capitolo Pensioni, anche il sottosegretario dell'Economia Pier Paolo Baretta, firmatario del ddl n.857: "Personalmente penso che la soluzione migliore per difendere la Legge Fornero, allo stesso tempo dando risposte a una sensibilità che si sta diffondendo sia agire sulla flessibilità in uscita", ha affermato. Secondo lo stesso Baretta, però, risulterebbe penalizzante il ricalcolo degli assegni col metodo contributivo.

Ecco le ipotesi al vaglio del Governo

Intanto, il ministro Poletti, ricorda le ipotesi che al momento risultano essere le più accreditate. Per le lavoratrici, infatti, si pensa all'estensione dell'opzione contributivo donna fino al 2018 accettando, però, il ricalcolo contributivo dell'assegno.

C'è poi, l'ipotesi riguardante il famigerato prestito pensionistico, ovvero la possibilità di anticipare l'uscita di 2 o 3 anni usufruendo di una sorta di prestito pari a 800 euro da restituire nel momento in cui viene percepito l'assegno pieno attraverso delle decurtazioni pari a 4 o 5 punti percentuali. Ancora da ricordare, l'idea nata dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano che mira all'uscita a partire dai 62 anni di età e 35 anni di contributi andando in contro ad una penalizzazione massima dell'8%.

Sembra più probabile, anche un intervento che possa favorire l'uscita ai lavoratori che svolgono mansioni prevalentemente faticose e usuranti, ovvero gli appartenenti al settore dell'edilizia e i lavoratori in altezza.

Tuttavia, la Legge Fornero non può essere cambiata radicalmente visto che, ha assicurato allo Stato risparmi per 80 miliardi di euro.

L'obiettivo dell'esecutivo, infatti, resta quello di modificare solo le norme in materia previdenziale che hanno penalizzato i lavoratori. "Ricordiamo la situazione nella quale tale normativa è stata approvata e sappiamo che essa si inserisce nel quadro degli impegni che abbiamo assunto. Dunque, una modifica di questa situazione non può essere inquadrata in una discussione generale", ha concluso Giuliano Poletti.