Negli ultimi giorni si è riacceso il dibattito sulle Pensioni dei lavoratori precoci. In primo piano le dichiarazioni di Elsa Fornero all'agenzia Adnkronos, attraverso cui l'ex ministo del governo Monti ha chiesto al governo di intervenire su delle specifiche categorie, bocciando di fatto la flessibilità in uscita generalizzata, motivando che questa non porta benefici all'occupazione. Le novità sulla riforma pensioni sono numerose, non ultime le parole di Matteo Salvini all'indirizzo della Fornero, durante il suo intervento alla trasmissione "L'aria che tira" in onda su La7 ieri.
Renzi si è dimenticato dei precoci anche quest'anno?
Le ultime notizie sulle pensioni precoci non sono così confortanti come i lavoratori avrebbero sperato. Il paradosso è che a ricordare la questione dei precoci sia stata la Fornero, ovvero l'artefice del problema che migliaia di persone stanno vivendo sulla propria pelle, mentre da Renzi e il governo il silenzio è assordante. Questa settimana sono state numerose le aperture sulla flessibilità in uscita ma nessuno, eccetto Cesare Damiano, ha sollevato il dibattito su quota 41 per i precoci. Il rischio concreto è che finisca come si era conclusa la scorsa stagione, quando nella legge di Stabilità si è pensato agli esodati ma non alla categoria che chiede di andare in pensione dopo 41 anni di contributi, la stessa che fra un paio di anni rischia di dover stare sul posto di lavoro fino a 43-45 anni.
Tra le tante ipotesi di riforma di questi giorni manca una norma specifica per i precoci
Quella che è stata ribattezzata impropriamente la pensione anticipata dei precoci non s'ha da fare. È questa la sintesi, la riflessione, dopo la rassegna stampa delle ultime giornate sul tema delle pensioni. La Stampa e altre testate giornalistiche di livello nazionale hanno presentato ai lettori le proposte che sarebbero al vaglio del governo Renzi.
Tra queste nessuna fa riferimento al caso dei lavoratori precoci. Il quotidiano torinese riporta tre ipotesi di riforma. Da una parte abbiamo deifondi integrativi più forti, con il possibile uso del tfr. Si continua poi a parlare di prestito pensionistico. Terzo tema l'uscita anticipata con penalizzazioni tra il 3 e 4 per cento.
Sopratutto le ultime due proposte non rientrano nelle richieste che i comitati dei lavoratori precoci avanzano durante le sempre più frequenti manifestazioni. Non è infatti possibile pensare che il precoce, dopo 41 anni e più di contributi si veda anche tagliato l'assegno pensionistico. Il governo ascolterà Cesare Damiano o non presenterà nemmeno nel 2016 una proposta concreta per risolvere il problema dei precoci?