Non è un piccolo medico, non è un porta pillole o cambia pitali: affrancato da quella dimensione che lo relegava ad uno status subalterno e di mera manovalanza, l’infermiere è diventato tutt’altro. Ricercatore, professore, direttore di reparto, coordinatore di assistenza ed esperto di emergenze: negli ultimi 20 anni con l’istituzione del corso di laurea triennale molte cose sono cambiate e continuano a cambiare. Eppure se da una parte la categoria degli infermieri da sempre bistrattati possono inorgoglirsi di un riconoscimento che non è più solo formale dall’altro scattano in piedi guardinghi proprio i medici che da quest’emancipazione iniziano a sentirsi minacciati.
Ambulanze “infermieristiche”, i dottori non ci stanno
Risale a pochissimo tempo fa infatti la notizia della battaglia inaugurata dall’Ordine dei medici di Bologna contro l’impiego degli infermieri a bordo delle ambulanze anche senza la presenza di medici, una battaglia che ha in poco tempo portato alla sospensione di 7 vertici del 118 e dei pronto soccorso rei di aver approvato le linee guida che disciplinavano le cosiddette ambulanze “infermieristiche”. Per l’ordine dei Medici di Bologna infatti, si tratterebbe di una pratica non ammissibile, data forse la necessità di far assumere quei medici attualmente senza lavoro. Da qui ha preso il via un vero e proprio muro contro muro con la regione che invece ha riconosciuto la qualità dell’organizzazione tra l’altro già esistente da anni e che trova omologhe in altre realtà italiane come Toscana, Piemonte, Lombardia e Puglia.
Invasione di campo? Con la Regione è muro contro muro
Non solo le ambulanze infermieristiche, le polemiche hanno investito anche il cosiddetto il “see and treat”, il meccanismo per cui alcuni pazienti non gravi possano essere visti e trattati direttamente dagli infermieri seguendo i protocolli adottati da regioni come Toscana e Lazio per quei casi che non prevedono né diagnosi né prescrizione, ha spiegato Barbara Mangiacavalli del Collegio degli Infermieri Ipasvi.
Tuttavia, se da una parte per i Medici tutto ciò possa essere visto come un’invasione di campo, è pure vero che i 350mila infermieri attivi in Italia sono considerati troppo pochi e allo stesso tempo costretti a lavorare all’estero date le difficoltà del SSN.
Tuttavia, il presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna Giancarlo Pizza “non conferma e non smentisce” l’indiscrezione che vedrebbe nel mirino anche Angelo Fioritti, numero due dell’Ausl, ed è facile aspettarsi a seguire anche altri provvedimenti disciplinari.
La “querelle” con la regione si appresta a continuare quindi, soprattutto perché i dirigenti hanno già annunciato una delibera con cui estendere a tutte le Ausl da Piacenza a Rimini lo stesso protocollo.