Ancora una volta, nella vita, si è costretti ad affrontare prove selettive, costretti anche per la paura di perdere per sempre la possibilità di continuare a svolgere quel lavoro che si è scelto di iniziare a fare a 45 anni di età, sia per opportunità che per piacere. Stiamo parlando del Prof. Salvatore Cinquerui, un candidato siciliano che vive al nord, già nonno e che ieri ha varcato la soglia di un laboratorio informatico, non per insegnare la propria disciplina, ma per provare l’ebrezza di sentirsi candidato, con la C maiuscola. Lui ha trascorso gli ultimi quindici anni della sua vita dietro una scrivania come insegnante precario.

Una vita di sano precariato: se tutto va male altri tre anni e poi tutti a casa

Dopo questi lunghi quindici anni di sano precariato c’è ancora chi non sa cosa farà da grande ed è, appunto, il caso di questo bravo professionista della formazione. Questo che vi raccontiamo è un caso limite, di quelli che spiegano meglio di tutti che cosa significa la cattiva politica applicata alla Scuola e che rispecchia fedelmente quello che sta accadendo in Italia dopo la scelta di questo governo, relativamente alla volontà, contro tutto e tutti, di mettere in piedi un concorso, palliativo e poco rispettoso dell’esperienza professionale di chi vi partecipa.

Il povero precario, intervistato, dichiara: «Dopo essermi abilitato nel 2014 sostenendo l’esame del percorso abilitante speciale all'Università di Padova, pur essendo il primo nella graduatoria della mia classe di concorso, sono stato costretto a partecipare al Concorso per poter conservare il mio posto di lavoro».

Proseguendo, poi, manifesta i dubbi che si sono posti in tanti e cioè: «Ma se qualcuno non passa il concorsone che cosa accadrà? Finiremo nelle graduatorie d’istituto e dopo 36 mesi saremo lasciati a casa per il divieto dei contratti di supplenza dopo tre anni». Una dura presa d’atto che lascia il sapore amaro di un futuro troppo incerto.

Quel lavoratore oggi di anni se ne ritrova 60 e, con tanta amarezza, è davvero sconfortante pensare che tutto questo possa accadere nel 2016, in una nazione europea come l’Italia. A questa età non si sa proprio che fare: si è troppo vecchi per trovare un altro lavoro e si è anche troppo giovani per iniziare a pensare di percepire la pensione.

Cosa rimane da fare quindi? Partecipare come candidato al prossimo concorso. E meno male che tra i requisiti di ammissione non si è precluso anche questa possibilità!

I paradossi della Legge 107/15: inutile lottare contro i mulini a vento

Insomma, un’altra storia che testimonia i paradossi della Legge 107/15. Una frase finale, testimonia poi il grave senso di impotenza e di frustrazione difronte queste imposizioni legislative: «Non posso più combattere contro i mulini a vento», questa è l’ultima battuta del Professore Salvatore Cinquerui, il quale chiarisce con estrema lucidità la sensazione di incapacità difronte all'attuale classe politica che decide le sorti dei poveri insegnanti precari della scuola pubblica italiana.

Verrebbe quasi da chiedersi come mai i politici non sono costretti, anche loro, a ripercorrere le medesime tappe concorsuali, al fine di essere selezionati per iniziare a svolgere un lavoro delicato, nobile ed onesto come quello del politico.