Da oltre un anno, tra le tante proposte depositate in Parlamento per quanto concerne il tema della riforma previdenziale, c’è quella del Presidente Inps, Tito Boeri. Finita in qualche modo nel dimenticatoio per via dell’uscita del Governo sull’APE, bisogna dire che la proposta ha dei punti riguardanti alcune categorie di lavoratori di cui nel anticipo pensionistico dell’Esecutivo non si parla. Ecco perché il presidente è tornato a parlare di lavoratori discontinui, cumulo e totalizzazione. Vediamo quindi di fare luce su queste particolarità della proposta.
Come potrebbe cambiare la totalizzazione
Nel panorama lavorativo italiano, molti lavoratori hanno carriere prive di continuità. Parliamo di soggetti che hanno, nella loro storia lavorativa, periodi di contributi versati in diverse casse previdenziali obbligatorie. Oggi, questi soggetti sono tra i più vessati da alcuni paletti che le attuali norme applicano alla totalizzazione dei contributi ed al cumulo. Infatti, quando ci si trova a dover riunire i propri contributi sparpagliati in diverse gestioni, gli strumenti attuali sono proprio quei due. Oggi la totalizzazione può essere esercitata solo per quei contributi che non vengono utilizzati per raggiungere in maniera indipendente, la soglia contributiva di 40 anni e 7 mesi o quella anagrafica di 65 e 7 mesi.
Queste le uniche due via di uscita per la quiescenza.
Boeri invece spinge per modificare la totalizzazione prevedendo tre vie distinte di uscita dal lavoro. Si potrebbe andare in pensione con 67 anni tondi e appena 20 di contributi o con 42 anni e 6 mesi senza vincoli di anagrafica. Infine ci sarebbe la possibilità di convergere sulla uscita a 63 anni e 7 mesi così come previsto dall’anticipo pensionistico in auge in questi giorni, sempre con almeno 20 anni di contributi.
Le altre variazioni sul tema totalizzazione dei Boeri sono la cancellazione delle finestre, quelle che oggi gravano sui lavoratori che optano per questo istituto e che sono tra i 18 ed i 21 mesi. Inoltre, per l’INPS viene annullato il vincolo del calcolo contributivo della pensione perché secondo Boeri, ogni singola cassa liquiderebbe la pensione secondo le sue regole per la quota dei contributi versati ad essa ed al lavoratore toccherebbe un assegno frutto della somma di tutte le quote di ogni cassa previdenziale.
Cumulo cancellato e ricongiunzione sempre a pagamento
Di questa fattispecie di lavoratori, si parla poco sottovalutando forse, l’ampiezza della loro platea. Le casse di previdenza obbligatoria sono tante e quindi il numero di soggetti a cui necessita raggruppare i contributi non è limitato, ma abbastanza ampio. La totalizzazione può essere utilizzata oltre che dai lavoratori dipendenti del settore privato, anche da autonomi come i commercianti e gli artigiani, dai dipendenti pubblici, dagli iscritti ad ogni cassa anche privata o nella gestione separata. Naturalmente, le correzioni che Boeri intente mettere sulla totalizzazione, se passassero eliminerebbero dal palinsesto previdenziale l’istituto del cumulo.
Nessun intervento è previsto per le ricongiunzioni che quindi, rimarrebbero con pagamento a carico dei cittadini. Il tema dei lavoratori con carriere discontinue secondo l’idea di Boeri, anche se inserito come uno dei tanti punti della sua proposta, potrebbe essere estrapolato e inserito a parte nella riforma previdenziale qualsiasi essa sia, quindi anche l’APE di Renzi. Ecco perché il presidente Boeri nelle ultime ore è tornato sull’argomento, cercando di sottolinearne l’importanza e la sua assenza nei discorsi di riforma che oggi spopolano.