Un dirigente scolastico di una struttura napoletana ha deciso di inviare una lettera alla stampa specializzata per chiarire i motivi per cui, anche se la propria Scuola si trova in un'area a rischio, ha deciso di non chiedere i fondi per mantenere la scuola aperta d'estate. Il discorso è molto chiaro e anche molto netto: il progetto della Giannini è demagogico e serve al governo per lavarsi la coscienza e non affrontare i veri problemi che affliggono le aree a rischio nel meridione (e non solo) d'Italia. La scuola del DS si trova in una zona della città dove si trova criminalità, lavoro nero, alta dispersione scolastica e devianza minorile, ma la domanda che si pone è la seguente: se il problema sono le condizioni materiali di partenza dei giovani (spesso provenienti da famiglie fortemente disagiate e depresse dal punto di vista economico), perché l'apertura estiva delle scuole dovrebbe favorire l'inclusione sociale?
'Altro che scuole aperte d'estate, serve altro per i nostri ragazzi'
La proposta del dirigente scolastico, che mostra di conoscere la situazione del proprio quartiere popolare a fondo, è molto semplice e si chiede perché la questione non venga affrontata in questi termini: lo Stato dovrebbe fare in modo che i giovani che si trovano nella condizione di non studiare e non lavorare, a causa delle condizioni materiali di partenza, ricevano un lavoro o un reddito di cittadinanza e, contemporaneamente, frequentino corsi di formazione 'reale' in vista dell'ingresso nel mercato del lavoro. Non si tratterebbe di nulla di rivoluzionario, ma sicuramente potrebbe aiutare molti ragazzi a trovare una strada differente da quella che sembra segnata per loro: le scuole aperte d'estate non hanno alcuna attrattiva per questo tipo di gioventù che, di certo, preferirà fare altro, dal momento che la scuola è vissuta come un carcere.
Una vera iniziativa di apertura culturale sarebbe, invece, un'altra: portare i ragazzi a conoscere la realtà e il mondo, farli uscire dalle ristrettezze fisiche e morali del proprio quartiere e permettere che allarghino gli orizzonti.
Per chi sono veramente le scuole aperte d'estate?
Occorrerebbe allora, secondo il dirigente scolastico, essere onesti e affermare che le scuole aperte d'estate servirebbero soprattutto per quei ragazzi che a scuola già ci vanno e che provengono da famiglie 'normali'.
In questo senso, allora, è giunta la decisione di non accedere ai fondi per questo progetto: è pura demagogia pensare di poter recuperare alla scuola 'normale' gruppi sociali che sono tenuti sempre al di fuori non solo della scuola 'normale', ma anche delle normali dinamiche sociali. Chi vive in quartieri a rischio sa benissimo che le soluzioni sono due: la prima è cercare di aprire gli orizzonti dei ragazzi (facendoli uscire dal proprio quartiere-ghetto), il secondo è mettere in campo politiche economiche reali per fare in modo che questi ragazzi possano costruirsi realmente un futuro. Per aggiornamenti su questi dibattiti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.