Nell'intera penisola italica si procede con la raccolta di firme per il referendum abrogativo di alcune disposizioni presenti all'interno della legge 107/2015. E' necessario raggiungere il mezzo milione di firme e per farlo ci sono a disposizione tre settimane scarse. Non sembra, però, che l'iniziativa riesca a raccogliere le adesioni sperate. A dispetto dell'avversione dei docenti la situazione sembra non ingranare e molti temono che si risolva con un nulla di fatto. Gli ultimi dati a disposizione fanno capo a circa 300 mila firme raccolte, circa il 60% del numero necessario.

I dati sono aggiornati a pochi giorni fa, nel mentre possono essere state raccolte altre decine di migliaia di firme, si riuscirà a raggiungere il numero necessario?

Referendum per abrogare la legge 107/2015

L'iniziativa non è stata correttamente sponsorizzata all'interno delle scuole e poche sono state le riunione sindacali atte alla sua esplicazione e comprensione. Sono quattro i punti che è desiderio dei docenti vengano abrogati, vediamoli.

Abolire il bonus premiale: si chiede quindi di cancellare un beneficio che fa capo in realtà alle scuole private.

Chiamata diretta e sua abolizione: si chiede di ridimensionare il ruolo del Dirigente Scolastico sugli ambiti territoriali per incarichi di insegnamento solo triennali.

Alternanza Scuola- lavoro: si chiede di eliminare l'obbligo di svolgere le 200 ore di tirocinio nei licei e delle 400 ore nei tecnici-professionali.

Sgravi fiscali: vengono offerti a chi finanza una scuola pubblica o privata; il timore sta nella convinzione che vengano favorite alcuni istituzioni rispetto ad altre.

Mancano quindi poco meno di tre settimane per riuscire a raggiungere le 500 mila firme e a dispetto dei numerosi reclami si teme che non si riesca a raggiungere tale numero.

E' opportuno specificare che la raccolta delle firme di per sé non riesce a risolvere la situazione. E' necessario attendere che la Corte Costituzionale si pronunci sulla ammissibilità del referendum e , successivamente, dovranno recarsi a votare gli italiani; serve infatti l'adesione favorevole all'abrogazione da parte di almeno a metà della popolazione perché questa venga attuata.