Il Governo sembra essere fermo ed irremovibile sulla sua proposta di riforma previdenziale che si chiama APE. Concedere la flessibilità con un occhio ai conti pubblici è criterio fondamentale per il Governo, ma a prima vista, quello che preoccupa di più della proposta del Governo che probabilmente il 15 giugno sarà ratificata ai sindacati è l’assenza di qualsiasi intervento per i precoci. Proprio i comitati di questa tipologia di lavoratori sono pronti a dare battaglia scendendo in piazza e manifestando. Ecco le ultime novità sul tema previdenziale e cosa bisogna aspettarsi per la prossima settimana che si preannuncia bollente.

I precoci rischiano di essere lasciati fuori dalla riforma?

La preoccupazione che dopo tanto parlare e dopo tante proposte, la categoria dei lavoratori che hanno iniziato giovani a lavorare, non venga considerata nel nuovo pacchetto normativo previdenziale spinge i precoci a minacciare mobilitazioni. Il 14 giugno prossimo a Roma è in programma un incontro sul tema pensionistico tra rappresentanti del Governo e Sindacati. Quel giorno, la proposta del Governo sarà presentata alle parti sociali e come dicevamo prima, l’APE che oggi è solo un progetto, diventerà una proposta ufficiale.

L’APE però, prevede di concedere l’uscita anticipata dal lavoro a 63 anni senza distinzione di lavoratori. Inoltre, la pensione pagata dalle banche e non dall’Inps sarebbe erogata sotto forma di prestito da restituire quando i lavoratori raggiungeranno comunque la soglia anagrafica di 66 anni e 7 mesi prevista dalle attuali norme.

Per i precoci che spingono per l’uscita anticipata al raggiungimento di 41 anni di contribuzione senza vincoli di età, questa proposta è una specie di doccia gelata. Ecco perché minacciano di scendere in piazza proprio il 14 giugno.

Le indiscrezioni dicono che per esempio, il Comitato precoci della Lombardia ha in mente di manifestare sotto la sede Rai di Milano proprio durante lo svolgimento dell’incontro al Ministero del Welfare.

Vista l’importanza della giornata, non è da escludere che oltre ai precoci scendano in piazza anche i comitati di opzione donna e di altri soggetti interessati dalla riforma.

Boeri rilancia alcuni suoi cavalli di battaglia

Mentre rischia di montare la protesta di questi lavoratori, Boeri, il Presidente dell’INPS autore anch’esso di una proposta di riforma che è ancora pubblicata sul sito dell’Istituto di Previdenza, torna a parlare di Pensioni auspicando che anche le sue idee trovino posto al tavolo di discussione.

L’occasione si è presentata al Festival di “Repubblica delle idee” e Boeri è tornato pesante sui vitalizi ai politici. Secondo il Presidente infatti, ricalcolare questi vitalizi con il contributivo, conti alla mano, farebbe risparmiare 200 milioni di euro all’anno al Governo. Soldi che il Governo poi, potrebbe spendere per la flessibilità o per altre iniziative sociali, magari tagliando le pensioni anche a coloro che non ne percepiscono una sola, ma molteplici e da troppo tempo.

Basti pensare che i 200 milioni di risparmi che Boeri calcola sui tagli ai vitalizi rappresentano la stessa somma che l’INPS spende per le disoccupazioni. Soluzioni di coperture ce ne sono molte e non solo quella di spostare l’esborso dall’INPS alle banche e magari ai pensionati.

Innanzitutto per Boeri, ogni Stato dovrebbe essere in grado e quindi farsi carico di pagare la pensione ai lavoratori per conto proprio. Questo perché un lavoratore che magari ha lavorato 10 anni in uno Stato, ha versato contributi in quel fondo e da quel fondo è lecito pretendere la pensione.