La guerra ai dipendenti pubblici poco o nulla ligi al proprio dovere da parte del Governo continua senza esitazioni. Del resto, l'opinione pubblica si aspetta severe risposte ai vari scandali che hanno investito diverse istituzioni in più zone del Paese. A partire, ovviamente, dai cosiddetti 'furbetti del cartellino'. E così arriva un'altra stretta che riguarda le ferie: i dipendenti pubblici, e dunque anche gli insegnanti, potrebbero anche essere richiamati. In quali casi? Lo spiega l'Aran in un rapporto, Agenzia che si occupa proprio di pubblico impiego.
Ferie e malattie
L'Aran fornisce molte risposte per quanto concerne ferie e malattie. Al fine di chiarire quanto previsto dalla normativa, dai contratti e dalla giurisprudenza in generale. Aran precisa innanzitutto che ferie e malattie dei dipendenti pubblici – che si tratti tanto di insegnanti quanto di dipendenti ministeriali - si misurano a giornata e non ad ore. Pertanto, le ferie non possono essere utilizzate come permessi. Ad esempio per uscire anzitempo da Scuola o nel proprio luogo di lavoro; o di contro, entrare in servizio nelle ore successive. Ma soprattutto, l'Aran sottolinea come i dipendenti pubblici in ferie possano essere richiamati in servizio in caso di necessità definite 'oggettive e prevalenti' di tipo organizzativo dell'amministrazione per cui si lavora.
Il viaggio di ritorno sarà comunque rimborsato.
Altri chiarimenti dell'Aran su insegnanti e lavoratori pubblici in generale
L’Aran afferma anche che i permessi per malattia non possono essere utilizzati dai lavoratoripubblici per svolgere attività sindacale, essendo quest'ultima incompatibile ovviamente con le ragioni che spingono a chiedere un tale permesso.
Ossia il riposo per poter quanto prima rientrare al proprio posto di lavoro. Quanto alla ex legge 104, Aran afferma che i dipendenti pubblici non possono convertire le ferie godute in giorni di permesso per assistere persone diversamente abili. Infine, siffatti permessi non possono essere fruiti tra i permessi per le ferie. Vedremo qual è la posizione dei sindacati in merito, già sul piede di guerra da tempo.