Era attesissimo questo secondo incontro avvenuto oggi 14 giugno tra sindacati e Governo sul tema della riforma Pensioni. Dopo il primo incontro di maggio, in cui si stabilì soltanto un successivo appuntamento ed una evidente apertura dell’Esecutivo a discutere del tema previdenziale, l’incontro odierno è stato più importante. Parliamoci chiaro, definire l’operazione che si sta preparando per la Legge di Stabilità come una riforma delle pensioni non è esatto. Infatti da quello che è emerso, resta solo il progetto del Governo sull’Ape e niente di più.

Tutte le altre proposte e tutte le problematiche che ci sono nel mondo pensionistico italiano, non saranno affrontate, con buona pace di coloro che ci speravano o credevano.

Ape senza penalizzazioni ma sempre in prestito

Pensione flessibile, concessa in anticipo a partire dai 63 anni a libera scelta dei lavoratori. Questo ciò che è uscito fuori dall’incontro Governo-Sindacati. Si tratta dell’Ape, l’anticipo pensionistico con assegni concessi dall’Inps ma finanziati dalle banche. La pensione sarà pagata dall’Inps, ma sotto forma di un prestito che i lavoratori dovranno restituire una volta arrivati ai 66 anni e 7 mesi di età per l’accesso a quella che è la loro pensione definitiva. Nel sistema previdenziale quindi entreranno le banche come enti finanziatori e le assicurazioni che copriranno i rischi del finanziamento.

Si, perché di un vero e proprio finanziamento si tratterà, perché la pensione erogata in anticipo sarà rimborsata alla banca dal pensionato in rate mensili per 20 anni. L’Inps fungerà solo da collante tra lavoratori e banche e sarà solo l’organismo pagatore dell’assegno dal quale poi tratterrà la quota da girare alla banca come rimborso rata.

Il sottosegretario Nennicini ed il Ministro Poletti, ai Segretari generali delle tre sigle sindacali presenti, Cgil, Cisl e Uil, hanno ribadito come nessuna penalizzazione sarà affibbiata ai lavoratori che sceglieranno di uscire prima dal lavoro. Le trattenute infatti più che una penalizzazione, sono quello che in gergo tecnico per i finanziamenti, si chiamano ammortamento interessi.

La Fornero ancora in vita

Proprio gli interessi sono il nodo che i sindacati chiedono di sciogliere quanto prima, almeno per il prossimo incontro già messo in agenda per il 23 giugno. Chi pagherà questi interessi sul prestito e che tassi verranno applicati? Dal Governo una cosa certa è fuoriuscita da questo summit, cioè la volontà di non correggere la Legge Fornero, tanto è vero che nessun accenno sull’abbassamento delle soglie dei requisiti è stato fatto. Niente da fare nemmeno per l’abbassamento dell’aspettativa di vita e per le altre urgenze come l’ottava salvaguardia e l’estensione di opzione donna, nessuna parola spesa per queste prerogative. Anche per i precoci rischia di sfumare il sogno di quota 41 perché qualsiasi forma di flessibilità in uscita costa troppo.

La flessibilità quindi deve essere fatta esclusivamente tramite istituti di credito per gravare in maniera sopportabile sulle casse pubbliche. I 10 miliardi che costerebbe la flessibilità proposta dai vari Damiano, Boeri ed appoggiata dai Sindacati, non può essere sopportata.