Con le modifiche agli ammortizzatori sociali inseriti nel Jobs Act di Renzi, il mondo per coloro che perdono il lavoro sarà completamente diverso. Nasce l’ANPAL, l’Agenzia per le Politiche Attive sul Lavoro e la Naspi: il sussidio di disoccupazione in vigore dallo scorso maggio si collega strettamente proprio alle politiche attive del lavoro. Percepire la Naspi significherà ottenere un reddito durante i periodi di assenza di lavoro, ma anche ottenere concrete possibilità di essere subito ricollocati dal punto di vista occupazionale. Questo almeno nell’intento dei legislatori, che però sono chiamati anche al duro compito di sistemare la situazione critica dei lavoratori stagionali, la cui indennità di disoccupazione è stata penalizzata proprio dalla Naspi.
Cambia il modo di richiedere l’indennità
Con l’avvento della Naspi, sono cambiate molte cose per i lavoratori, dalla durata del sussidio, al suo importo, ma cosa anche più importante è la struttura stessa dell’istituto. Infatti, se fino a qualche mese fa, quindi anche con la Naspi, una volta perduto il posto di lavoro bastava iscriversi normalmente al Collocamento e presentare la domanda classica all’INPS, adesso sarà necessario percorrere un’altra via. La Naspi passa da semplice aiuto economico, da tipico sussidio per chi ha involontariamente perso il proprio lavoro, a strumento di ricollocazione, formazione e riqulificazione lavorativa. Proprio in quest’ottica e proprio seguendo il meccanismo delle politiche attive sul lavoro, al disoccupato adesso viene chiesto di sottoscrivere un patto di servizio con il Centro per l’Impiego.
Bisogna dichiarare la propria disponibilità a seguire i corsi di formazione, di qualificazione professionale o ad accettare impiego in lavori socialmente utili o proposte di lavoro congrue. Solo aderendo al patto sarà poi possibile richiedere il sussidio all’INPS. Inoltre accettare le chiamate e le proposte del Centro per l’Impiego e del tutor messo a disposizione del disoccupato per affiancarlo alla ricerca di nuove opportunità, diventa fattore necessario per poter percepire regolarmente la Naspi per la sua durata.
Penalizzazioni di importo o addirittura revoca del sussidio, sono state previste per chi non rispetta il patto, mancando all’appuntamento dei corsi o rifiutando le opportunità lavorative proposte.
Stagionali, ancora in alto mare
Naturalmente, la struttura della Naspi, di tutto quello che abbiamo detto, può piacere o non piacere, ma esistono numerose problematiche che di certo non sono state ancora risolte.
Ci riferiamo soprattutto alla questione dei lavoratori stagionali ai quali spetterebbe una Naspi molto ridotta, per via delle regole di calcolo della durata di questo ammortizzatore sociale. La Naspi che eroga la metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti il licenziamento, se per un lavoratore in continuità di occupazione nel quadriennio, significa concedergli anche 24 mesi di sussidio, per gli stagionali non è così. Per loro, vengono cancellati dal periodo di osservazione di 4 anni, tutti i periodi coperti dai vecchi sussidi di disoccupazione. Per loro restano utili al calcolo solo la metà delle settimane lavorate nella stagione attuale, quella che da poco ha preso il via. Per questo, tra oggi e domani dovrebbe esserci una importante riunione in Commissione Lavoro per valutare se e come correggere la Naspi per questa particolare categoria di lavoratori.
Ci sono tre risoluzioni che vanno valutate e che spingono proprio nella direzione di salvaguardare il diritto al sussidio per questi lavoratori. Tutte e te le proposte, che provengono da Lega, Pd e M5S, anche se con piccole differenze, spingono per concedere questi lavoratori un sussidio pari a tutte le settimane lavorate quest’anno, cioè lavorare 4 mesi significa percepire 4 mesi di Naspi e non 2 come funzionerebbe adesso.