Ieri sera, all’uscita della riunione tra Governo e Sindacati, sembrava esserci soddisfazione da entrambe le parti sedute al tavolo della discussione. La proposta del Governo sull’APE, sembra essere quella giusta per permettere una certa flessibilità pensionistica di cui tanto necessitano i lavoratori. Ormai sembra molto probabile che nella prossima Legge di Stabilità venga inserito un punto che riguarda proprio questo anticipo pensionistico. Notizia positiva o negativa?

Tutti contenti allora?

AL Governo l’APE va benissimo perché il suo inserimento nel mondo della previdenza italiana consente all’Esecutivo di rispondere alle esigenze ed alle richieste di flessibilità dei lavoratori senza spendere troppo.

Infatti la pensione in anticipo sarà erogata dall’Inps, ma i soldi li cacceranno le banche che entreranno nel sistema. L’INPS fungerà solo da tramite e da garante tra banche e cittadini perché la pensione anticipata concessa dal Governo, verrà erogata in prestito ai futuri pensionati. Saranno poi i pensionati a restituire il prestito a partire dai 66 anni e 7 mesi e nei successivi 20 anni. Infatti il meccanismo creato concede l’assegno ai pensionati in anticipo come fosse una pensione normale, ma di fatto la concede sotto forma di finanziamento bancario, con l’INPS che garantirà agli istituti di credito, la trattenuta sulle Pensioni future dei lavoratori. Inoltre, a coprire le banche, ci sarà anche una assicurazione, cioè una compagnia che coprirà le banche in caso di decesso del “pensionato debitore”.

Interessi, spese assicurative e così via dovrebbero essere parte integrante delle rate da restituire, convergendo in quello che in gergo economico e finanziario si chiama montante del prestito. Se qualcuno si aspettava una aspra discussione, la verità è che i tre segretari di CGIL, CISL e UIL non hanno spinto su quelle che fino all’altro ieri erano i loro cavalli di battaglia, tra i quali quota 100, quota 41 e ricongiunzioni.

Sembra quasi che l’APE piaccia anche a loro o che ormai si siano rassegnati a questa idea.

I lavoratori non fanno salti di gioia

Per i sindacati, una piccola vittoria è la cancellazione delle penalizzazioni di assegno che in un primo momento sembravano dovessero gravare sulle pensioni anticipate in misura variabile in base al reddito dei lavoratori ed agli anni di anticipo di uscita.

Piccola vittoria che certo non fa fare salti di gioia se si pensa che dopo tre anni di anticipo, il taglio medio che subiranno i pensionati alle prese con il restituire il prestito, sarà di 150 euro al mese. I commenti a tutto questo sono diversi, divisi tra i soddisfatti ed i contestatori. Perfino Boeri, che proponeva l’uscita a 62 anni, il calcolo di assegno contributivo, le ricongiunzioni gratuite ed il taglio di pensioni d’oro e vitalizi si è detto soddisfatto di questo progetto partorito dall’Esecutivo. Le opposizioni di Governo sono di parere opposto perché secondo loro, l’Italia sarà l’unico Stato dove la pensione viene erogata da una banca sotto forma di prestito. I lavoratori poi non vedono di buon occhio una pensione da restituire dopo anni ed anni di lavoro.

Molti lavoratori infatti, magari vicini ai 40 anni di lavoro e quindi di contributi versati credevano di trovare una proposta che giustamente concedesse loro il meritato riposo. Accettare la pensione “prestata” e poi da restituire sembra voler dire pagare due volte lo scotto del loro lavoro. Insomma, se da un lato il Governo ormai sembra convinto di quello che sta facendo, sembra altrettanto sicuro che proteste, scioperi e contestazioni saranno veementi nei prossimi mesi, fino alla prossima Legge di Stabilità. Se la posizione dei sindacati non cambierà, probabilmente ai lavoratori toccherà fare tutto da soli.